Qui Roma – Priebke e la dignità della giustizia

La barbarie nazifascista, la metabolizzazione del lutto, l’individuazione e la punizione dei responsabili. A Roma un doloroso percorso di consapevolezza che non può non tener conto del processo celebrato a metà degli anni Novanta nei confronti del boia delle Fosse Ardeatine, il criminale Erich Priebke. In particolare, ed è stato questo l’argomento dell’incontro svoltosi al Community Center di via Balbo su impulso del Centro di Cultura (presente la direttrice Miriam Hajun), del pronunciamento del Tribunale Militare che nell’agosto del 1996 dichiarò in non luogo a procedere nei confronti dell’imputato “per intervenuta prescrizione” e della vibrante protesta messa in atto dalla Comunità ebraica che scongiurò il rischio di estradizione di Priebke in Argentina permettendo, grazie all’impegno congiunto delle istituzioni, la celebrazione di un successivo procedimento giudiziario conclusosi con la condanna definitiva all’ergastolo.
Ospiti dell’incontro, organizzato in occasione della presentazione del libro “La farfalla impazzita” di Giulia Spizzichino e Roberto Riccardi (ed. Giuntina) con letture di Amanda Sandrelli, tre protagonisti – su fronti diversi – di quelle ore ad altissimo tasso di pathos ed emozionalità. L’allora ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick, il pubblico ministero Antonino Intelisano e Riccardo Pacifici, leader della protesta e oggi presidente della Comunità ebraica. Letto inoltre al pubblico un messaggio del Guardasigilli ed ex difensore legale degli ebrei romani Paola Severino.
Numerosi i risvolti e i retroscena affiorati nel corso della conversazione. A partire dalla telefonata di appoggio del rabbino capo rav Elio Toaff, raggiunto in condizioni di non facile reperibilità. “Quel giorno – ha affermato Pacifici – è stata scritta una pagina fondamentale nella storia di questo paese con l’apertura di una nuova fase di riflessione sui crimini compiuti in Italia dal nazifascismo”.
Al processo Priebke La farfalla impazzita dedica molte sofferte pagine nella testimonianza diretta dell’autrice. “È un libro importante – ha sottolineato la storica Anna Foa – per quello che racconta e come lo racconta. Aggiunge infatti elementi significativi non solo di memoria ma anche di storia. La razzia del 16 ottobre nel vecchio Ghetto ebraico e la strage alle Fosse Ardeatine sono due traumi da cui la città di Roma non si è mai totalmente ripresa”.

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(15 gennaio 2013)