Qui Firenze – Prospettive (e insidie) per la Memoria

Memoria, rimozione, diniego. “Tre modalità di affrontare il passato che coesistono e che si intrecciano variamente tra loro ma che, nella storia della memoria della Shoah in Italia – afferma la storica Anna Foa, tra i relatori del convegno internazionale Dopo i testimoni in pieno svolgimento a Firenze – corrispondono anche a tre fasi cronologiche successive nella nostra storia nazionale. Nella prima ha prevalenza la rimozione; nella seconda la memoria; nella terza, senza avere la prevalenza, si affaccia comunque sempre più prepotente il diniego”. Nell’intervento della professoressa Foa una riflessione sul problema della successione di queste diverse fasi. A destare preoccupazione, afferma, è soprattutto l’ultimo aspetto. Un fenomeno che va inserendosi “nella problematicità della memoria”, collegandosi intimamente “al rifiuto di Israele” e valendosi da una parte “dei nuovi mezzi di comunicazione” e dall’altra “dell’incoltura generalizzata, del tabù antifascista e del complottismo dilagante”. Come agire in questo difficile e intricato contesto? Per uscirne, secondo la professoressa Foa, non si può fare appello esclusivo alla memoria. “Il processo memoriale è concluso e il problema oggi non è difendere la memoria – afferma con parole nette – bensì recuperare alla memoria la serietà della storia e dare un senso a questa memoria che abbiamo costruito, senza dogmatismi e chiusure”. Incalzanti si susseguono intanto le riflessioni dei vari relatori. Il convegno di studi, organizzato dall’Istituto Storico della Resistenza con il patrocinio della Regione Toscana, si lega strettamente alla presentazione, ieri sera al Teatro della Pergola, della traduzione del volume Storia della Shoah scritto dall’intellettuale francese Georges Bensoussan e pubblicato in Italia da Giuntina. Assieme all’autore, tra gli ospiti, l’editore Daniel Vogelmann, il rabbino capo rav Joseph levi e il presidente della Comunità ebraica fiorentina Sara Cividalli. Questa mattina, nuovamente nelle sale universitarie di via San Gallo, l’apertura della terza sessione di interventi dedicata a “produzioni di memorie” e presieduta da Stuart Woolf. Ad inaugurare i lavori la relazione di Simon Levis Sullam sui cosiddetti testimoni secondari. Tre le figure paradigmatiche citate dallo storico veneziano: Cesare Cases, Franco Fortini e Cesare Segre. Di grande interesse inoltre le riflessioni di Guri Schwarz sul processo di consapevolezza e di elaborazione interno alla società italiana e sulla crisi in essa del discorso antifascista. “Italia fuori dal cono d’ombra della Shoah”, come scrisse Renzo De Felice: un’affermazione che fa discutere e che è stata baricentro della sua relazione. Banalizzazione, sacralizzazione e negazione della Shoah. Tre ruote di uno stesso ingranaggio, per la semiologa Valentina Pisanty. Tre dispositivi retorici, spiega, che attivano presupposti e sinapsi comuni “rafforzandole attraverso la ripetizione, sino a ristrutturare una porzione politicamente sensibile della memoria collettiva”. Tra i vari contributi odierni, l’intervento di Ernesto De Cristofaro sul racconto giudiziario che coinvolse testimoni e vittime a partire dall’immediato dopoguerra e quello di Marta Baiardi, responsabile assieme ad Alberto Cavaglion e Simone Neri Serneri del coordinamento scientifico e organizzativo del seminario, sulla memoria degli aiuti. I lavori riprenderanno nel pomeriggio nella Sala Comparetti. Presieduta da Ida Zatelli, la quarta sessione – dedicata al racconto – avrà come protagonisti, oltre alla docente, anche Massimo Giuliani, Alberto Cavaglion, Asher Salah e Aldo Zargani.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(17 gennaio 2013)