Qui Torino – La santità della famiglia
Prendono avvio in queste ore le iniziative organizzate in tutta Italia in occasione della giornata del dialogo e della riflessione ebraico-cristiana dedicata quest’anno, come scrivono nella nota di accompagnamento il presidente dell’Assemblea rabbinica italiana rav Elia Richetti e il presidente della commissione della Conferenza episcopale per l’ecumenismo Mansueto Bianchi, alla famiglia “come cellula essenziale della società” e come “contesto di base in cui si imparano e si esercitano le virtù umane”. Nella sede della Comunità ebraica di Torino, alla presenza del vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giulio Disegni e di un folto pubblico, la prima visita ufficiale del nuovo arcivescovo del capoluogo piemontese Cesare Nosiglia (foto di Marco Morello). Ad accoglierlo, tra gli altri, il presidente Beppe Segre e rav Alberto Somekh, autore di un denso intervento sul divieto di commettere adulterio’.
Nel suo intervento l’arcivescovo ha sottolineato l’importanza dell’incontro e della riflessione comune come realtà concreta capace di dare realizzazione effettiva ai principi di vicinanza spirituale, ribadendo poi come il Concilio Vaticano Secondo – di cui ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario – abbia segnato una svolta centrale nei rapporti tra le due religioni e aperto la strada a una fase di riflessione e di richiesta di perdono al mondo ebraico da parte della Chiesa. La cristianità vede nella fedeltà coniugale, secondo le sue parole, “il percorso del bene, il segno di un rapporto non solo tra uomo e uomo ma tra uomo e Dio, capace di dare saldezza forza giustizia a una società in costante relazione con la presenza divina”.
“Questa visita, che fa seguito a quello di tre anni fa del suo predecessore Cardinale Severino Poletto e prima ancora, nel 1998, del Cardinale Giovanni Saldarini – ha affermato Segre, che ha anche letto un messaggio del rabbino capo rav Eliahu Birnbaum – costituisce un passo di quel cammino straordinario di confronto e di amicizia che si è sviluppato negli ultimi decenni, a partire da quella fondamentale dichiarazione Nostra Aetate che ha ricordato il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei ed avviato un dialogo fraterno”.
Di grande interesse la lezione del rav Somekh, a lungo soffermatosi sul concetto di “santità della famiglia” secondo la visione ebraica del mondo. “Su questo punto – osserva il rav – la tradizione ebraica parla chiaro fin dai primordi”. Il divieto dell’adulterio non nasce infatti con i Dieci Comandamenti, ma è già implicito nella creazione della prima famiglia umana. Nella Genesi si legge: “Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà con sua moglie”. Passaggio che il Talmud commenta così: “Ma non con la moglie di un altro”. La purezza e l’onore della famiglia costituita dall’unione uomo-donna, ha pertanto sottolineato il rav, “sono la base di una società forte e stabile”. Un allentamento dei vincoli morali di fatto contribuirebbe “al crollo della civiltà”.