La destra, la sinistra, il caso Storace
Negli ultimi giorni vari commentatori hanno scritto di politica, in particolare sulla differenza tra destra e sinistra. Le domande in realtà erano due: ha ancora senso parlare di destra e sinistra? Gli ebrei (italiani) devono schierarsi oppure restare indifferenti rispetto agli attuali schieramenti? Va sottolineato, peraltro, che non disponiamo di dati sul voto ebraico, come per esempio accade negli Stati Uniti.
Senza pretesa di scientificità, ritengo che la distinzione tra destra e sinistra abbia ancora un senso. Detta in parole miserrime la destra punta sulla libertà, mentre la sinistra punta a coniugare libertà e uguaglianza. Non significa naturalmente riuscirci sempre, ma la politica si fonda sui valori prima che sul buon governo. Il solo buon governo (e magari ci fosse!) non basta a fare buona politica, che mantenere una tensione etica. Ciò detto, non è scontato che a sinistra sia tutto giusto né che a destra sia tutto sbagliato, nonostante l’impegno della destra italiana a farcelo credere.
E gli ebrei? Per me sarebbe naturale che su alcuni temi – immigrazione, povertà, diritti civili e sociali – fossero più a loro agio a sinistra. Ma non è questo il punto. La destra post-fascista ha nel tempo acquisito un credito presso gli ebrei grazie a una posizione autocritica sul passato e una politica fortemente filo-israeliana. Questa stessa destra, che nel 2008 rifiutò l’apparentamento con Storace in quanto incompatibile sul piano dei valori, lo candida oggi alla presidenza del Lazio e lo considera un alleato imprescindibile. Delle due l’una. O Storace si è redento e non me ne sono accorto o gli amici di destra ci hanno preso in giro. In tutti e due i casi, sarebbe il caso di dire qualcosa.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi
(22 gennaio 2013)