…stampa

Mi si permetta di parlare un po’ della funzione di questo organo di comunicazione. Che cosa dovrebbe essere un giornale dell’UCEI? Forse solo informazione e cultura sulle nostre piccole province comunitarie? E per ‘province’ mi riferisco anche a Roma e a Milano. O è forse d’uopo spaziare anche sulla realtà in cui viviamo e che ci circonda? Qualcuno certamente preferirebbe che si parlasse d’altro. Di Israele sì, naturalmente, ma solo in positivo, anche a rischio di risultare partigiani assoluti e non credibili. Di politica sì, naturalmente, purché senza far nomi e senza intaccare amicizie pericolose. Insomma a qualcuno il giornale dell’UCEI piacerebbe grigiastro, privo di quelle tinte anche spiccate che, a contrasto fra di loro, lo vivacizzino riflettendo dell’ebraismo italiano la poliedrica immagine reale. Chi scrive non pretende di far giornalismo di informazione: non è il suo mestiere. Ci si limita invece a esporre le proprie opinioni. E si capisce che questo possa anche non piacere. D’altro canto, uno dei tanti meriti del fascismo fu quello di violentare la stampa, omogeneizzando ogni opinione e deformando debitamente le informazioni. Il fascismo non è solo un movimento politico e un periodo storico, è anche un abito mentale e una condizione della coscienza. Se a suo tempo gli ebrei italiani avessero potuto (e voluto) riconoscerne il volto mostruoso, forse troppe illusioni non avrebbero allignato nelle loro menti, e qualche vita in più si sarebbe salvata. E si sarebbe salvata l’integrità di qualche coscienza. Ora che abbiamo di fronte lo specchio della storia, cerchiamo almeno di non ripetere lo stesso errore. Per il bene nostro e del paese che ci dà cittadinanza, proprio mentre Storace si candida a governatore del Lazio. In ogni caso, il bello, nell’impiego del pensiero, è poter leggere un pensiero ben motivato contrario al proprio. Preferibilmente su queste stesse pagine. E si rimane allora in trepida attesa.

Dario Calimani, anglista

(22 gennaio 2013)