Melamed – Un voto per la scuola
Marco Rossi Doria, sottosegretario all’Istruzione ed ex maestro elementare, ha pubblicato qualche giorno fa sulle pagine de La Stampa un intervento molto duro su come la politica sembri aver abbandono la scuola, anche nella presente campagna elettorale. Ciononostante nelle sue parole sono evidenti l’entusiasmo, la passione e anche l’ottimismo quando, descrivendo i risultati di una sua inchiesta sullo stato della scuola in cui ha intervistato docenti e dirigenti di tante scuole, scrive: “Emergeva una scuola competente e battagliera.
Che s’interroga sul futuro educativo del Paese. E che innova nonostante le difficoltà. Cose concrete…”. Tutte cose concrete, e belle, ed entusiasmanti, che però vanno a scontrarsi con il fatto che la scuola italiana è stata indebolita da un disinvestimento culturale e politico che si è tradotto in tagli per 8,4 miliardi di euro nel triennio 2008-2011. Come ricorda ancora il sottosegretario si tratta di una cesura fortissima nella storia d’Italia: mai prima, né in periodi economicamente difficili né nei momenti della crisi e della ricostruzione erano stati tolti così tanti soldi al sistema scolastico. Anche dal punto di vista prettamente economico sono scelte in controtendenza, perché sia il pensiero economico socialdemocratico che quello liberale riconoscono nell’istruzione sia il principale fattore coesione sociale e di discriminazione positiva a favore di chi parte da una posizione svantaggiata che la prima leva per una crescita equilibrata e duratura e per l’uscita dalle crisi.
E le parole di Marco Rossi Doria diventano quasi un appello quando dichiara “Ora è assolutamente vitale riprendere una seria politica di investimento. Ci vuole una stagione capace di produrre un’inversione di tendenza, un cambio di rotta. Bisogna, infatti, passare dalla logica della spesa a quella dell’investimento. Non c’è Paese al mondo che affronti questa crisi tagliando i fondi per il sapere.
Si tratta, insomma, di operare una sostanziale innovazione nel paradigma con il quale l’Italia guarda alla sua scuola e discutere del come reperire le risorse necessarie. Significa anche restituire a docenti e alunni la possibilità di guardare al domani della propria comunità con fiducia e speranza, non doversi trincerare nella difesa e nel mantenimento di quel che c’è e progettare il futuro attraverso nuove e più avanzate proposte.
Ecco perché questa campagna elettorale deve parlare da subito di scuola.”
Una campagna elettorale deve essere capace di guardare avanti, partendo da un appoggio forte e chiaro al sistema scolastico, non può lasciare l’impressione di avere perso di vista il futuro. La posizione del sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria è sicuramente rilevante anche per la realtà ebraica italiana tutta, soprattutto visto che è da tempo in corso un vivace dibattito sul futuro delle sue istituzioni culturali e formative, un dibattito che tocca temi essenziali sia per l’identità sia ebraica che, più in generale, per le minoranze. E allora bisogna appropriarsi delle parole del sottosegretario: “In questi giorni sento una fortissima urgenza: che si parli di scuola, di com’è, di come deve diventare. In modo positivo e dunque riparativo e innovativo. E rispettoso e dunque partendo da quel che già si fa.”
Ada Treves, twitter@atrevesmoked
(23 gennaio 2013)