Equivoci

Tra i meriti che vanno attributi all’istituzione della Giornata della Memoria, vi è sicuramente quello di aver contribuito a diffondere nella società una maggiore sensibilità da parte degli italiani riguardo la Shoah e la deportazioni degli ebrei. I benefici sono evidenti: in ormai ogni scuola del paese si dedica una giornata al ricordo dello stermino nazista e sono tanti gli istituti che scelgono di accompagnare i propri studenti nei campi di concentramento per far vedere con i propri occhi ai ragazzi di cosa l’uomo fu capace. Ai meriti però, va aggiunto un pericoloso equivoco che talvolta gli stessi ebrei contribuiscono a non chiarire: l’identificazione del popolo ebraico come popolo della Shoah. Sia chiaro: qui non si tratta di smentire la tragicità della Shoah, né il suo carattere indissolubile con la storia degli ebrei, ma va chiarito che essa, per quanto unica e irripetibile, è soltanto un capitolo, seppur drammatico, della nostra storia. Lo scopo di ogni antisemitismo è stato sì, quello di annientare il popolo ebraico, ma non certo perché gli ebrei numericamente raffigurassero un rischio per l’umanità, quanto perché i valori di giustizia, libertà ed uguaglianza da noi rappresentati erano invece una minaccia perpetua che andava soppressa. Per questo l’equazione è così tanto pericolosa, perché, seppur in modo involontario, l’identificazione tra ebraismo e Shoah finisce per eterogenesi dei fini per raggiungere l’effetto opposto, ovvero quello di negare quanto il contributo ebraico sia importante e vitale per l’intera collettività. Perciò, proviamo a spiegare meglio chi siamo senza dimenticare mai cosa abbiamo vissuto. Ricordiamo che è per i valori che ci hanno insegnato i nostri maestri che hanno provato a sterminarci, ma che è proprio grazie a quei valori che siamo ancora qui oggi e che lo saremo, se Dio vuole, ancora per molto altro tempo.

Daniel Funaro

(24 gennaio 2013)