Qui Milano – Il dialogo ebraico-cristiano di fronte alla Bibbia
L’Aula magna dell’Università cattolica del Sacro Cuore gremita per un appuntamento d’eccezione: una conversazione sul tema delle Scritture tra il rabbino capo emerito di Milano Giuseppe Laras e l’arcivescovo Angelo Scola.
Presenti tra gli altri in sala il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib, rav Roberto della Rocca, direttore del Dipartimento educazione e cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, rav Elia Richetti, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana, il vicesindaco Maria Grazia Guida, il vicepresidente UCEI Roberto Jarach, il presidente della Comunità milanese Walker Meghnagi, il vicepresidente delle Comunità religiose islamiche Yahya Pallavicini, il rettore della Cattolica Franco Anelli, che ha portato il saluto dell’Università. Ospite speciale della serata Maris Martini, sorella del cardinale Carlo Maria Martini, cui è stato dedicato l’incontro organizzato dalla Fondazione culturale S. Fedele e dalla Fondazione Maimonide nell’ambito delle iniziative di Dialogo a due voci, appuntamento aperto proprio con la lettura di brani dedicati all’ebraismo scritti dall’arcivescovo emerito di Milano scomparso alcuni mesi fa.
“Un cammino positivo eppure difficile quello del dialogo, perché segnato da secoli di sofferenza del popolo ebraico”, ha ricordato Giocchino Pistone, rappresentante della Chiesa valdese chiamato a introdurre la lectio tenuta dal rav Laras e dal cardinale Scola.
“A proposito del dialogo ebraico-cristiano una cosa è essenziale sottolineare: esiste, è una realtà: con tutte le sue difficoltà, le critiche, gli ostacoli da superare. Un traguardo importante dopo duemila anni in cui le occasioni di incontro sono state pochissime, se non inesistenti”. Così rav Laras ha introdotto il suo intervento, ricordando anche “il sincero amore di Martini per il popolo ebraico, nato dal profondo rapporto con le Scritture e dalla consapevolezza della tragedia della Shoah”, prima di immergersi nel tema delle Bibbia, e dei fondamentali insegnamenti etici e morali che la sua lettura e conoscenza offrono alla società moderna, non soltanto nella dimensione spirituale del rapporto tra l’uomo e D-o, ma anche in quella orizzontale “Pensiamo all’insegnamento che possiamo trarre dalla storia di Caino e Abele. Quando D-o interroga Caino sulla sorte di Abele, ed egli risponde ‘Sono forse io il custode di mio fratello?’. Il brano ci insegna che la risposta da dare è quella positiva. Siamo chiamati a essere custodi gli uni degli altri. Pensiamo ancora a Noè, Giusto nella sua epoca, ma non in assoluto, perché per quanto camminasse con D-o, non si curava abbastanza degli altri uomini. Lo impariamo dal fatto che sull’Arca salì soltanto la sua famiglia. Perché? Perché egli non si era speso abbastanza per convincere il resto dell’umanità a tentare di salvarsi. Mi sono sentito dire talvolta che non vale la pena continuare a insistere sull’importanza dei Dieci Comandamenti, in quanto essi sono già e comunque acquisiti al patrimonio comune. Ma la domanda che io pongo è se, per quanto acquisiti, siamo sicuri che essi siano anche applicati”.
“La Bibbia è il documento scritto del dialogo con cui D-o si rivolge a Israele e poi, tramite Gesù, alla Chiesa per coinvolgere ogni uomo nella sua totalità – le parole del cardinale Scola, che nel suo intervento ha citato gli insegnamenti di Benedetto XVI, la Nostra aetate del Concilio Vaticano II, e il teologo Hans Urs von Balthasar, che del Concilio Vaticano II fu considerato un precursore – Antico e Nuovo Testamento appaiono dunque inseparabili per il cristianesimo. Le Sacre Scritture che insieme veneriamo, e che insieme abbiamo l’opportunità di studiare e meditare, pur rimanendo fedeli alle nostre rispettive specificità, ci chiamano tutti a una risposta di fede e di santità di vita personale e comunitaria, in una reciproca sfida per servire il Signore unico. Il giogo della Torah non può essere portato da soli. Inoltre l’attenzione per le Scritture deve stimolarci nel dialogo verso l’Islam, sempre più urgente nelle nostre società plurali e accomunato dal dovere fondamentale dell’obbedienza a D-o”.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(24 gennaio 2013)