In cornice – Rotaie
Affidare il ricordo della Shoah solo a un resoconto freddo, numerico, scientifico significa rinunciare a mantenere vivo il ricordo della tragedia in gran parte della popolazione. Bisogna emozionare, bisogna ricreare le situazioni, e per questo che il ruolo dei testimoni è fondamentale. Ma cosa fare quando non saranno più fra noi? Credo proprio che l’unica risposta sia affidarsi all’arte, agli artisti, meglio se non semplicemente figurativi, che non si rifacciano troppo a immagini già viste, ma lavorino a livello più profondo, con le associazioni che la Shoah ormai richiama in vaste platee. Prendete ad esempio l’installazione che Dani Karavan ha creato per ricordare la nostra grande tragedia: sistema in spazi chiusi (meglio) o in piazze (comunque con ottimi risultati), delle rotaie complete di traversine e di massicciato, usate, sporche, vissute. Quelle rotaie finiscono contro un muro, senza speranza e sul muro ha scritto il numero dell’ultimo prigioniero liberato da Auschwitz. L’effetto è mozzafiato, e i moltissimi che legano le rotaie, i treni alla Shoah, vengono colpiti al cuore.
Daniele Liberanome, critico d’arte
(28 gennaio 2013)