L’Europa assente

L’intervento militare della Francia in Mali ci pone un’ennesima volta di fronte a dubbi e interrogativi. Sarà utile? Servirà nel tempo? E, soprattutto, può esistere una guerra “giusta”, eticamente accettabile? In sintesi direi che nell’opinione pubblica si confrontano tre posizioni fondamentali: gli entusiasti a prescindere, che sulla base del pericolo islamista appoggiano questa azione così come appoggiarono le guerre in Afghanistan e Iraq; i contrari a priori, o pacifisti, cioè quanti reputano ingiustificato qualunque intervento militare, e sostengono che il vero movente sia esclusivamente di natura economica; infine si collocano nel mezzo quelli che dubitano, che considerano altre soluzioni da preferire sempre all’intervento militare, che tuttavia non può essere sempre evitato. Personalmente mi situo nel terzo gruppo. Considero la situazione troppo ingarbugliata per prendere una posizione netta e penso che sia utile ragionare. Tutti sappiamo, purtroppo, che parte del Sahel rischia di trasformarsi nella base del terrorismo qaedista verso l’Europa e l’Occidente. Tale situazione si è venuta formando per cause più antiche, legate alla struttura organizzativa del terrorismo internazionale, ma anche per contingenze recenti, a partire dal crollo dei regimi arabi che reprimevano gli islamisti e ovviamente controllavano gli arsenali attualmente in libera uscita. In queste condizioni i vari gruppuscoli tendono a cooperare, a unirsi, a diventare più aggressivi.
Di fronte all’avanzata in Mali dei fondamentalisti la Francia ha deciso di appoggiare il governo in carica. Senza dimenticare, questo è ovvio, i suoi interessi economici nell’area e anche la linea di sostegno a leader politici discutibili. Ma il punto è: esisteva un’alternativa? Quale soluzione sarebbe stata più efficace, oggi, per evitare che le cellule islamiche conquistassero tutto il paese? Credo che questa sia la domanda a cui dobbiamo rispondere. Semmai, tra le varie critiche da muovere, c’è l’assenza dell’Europa in questo intervento. Ma questo capo d’accusa va intestato all’Europa più che alla Francia.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi

(29 gennaio 2013)