Diritti civili – Un documento, molte domande
Il documento che riportiamo oggi è uno dei tanti servizi su matrimonio omosessuale, omoparentalità e adozione pubblicati sull’ultimo numero in circolazione di Pagine Ebraiche e che riprenderemo nei prossimi giorni. Cliccando sul link in coda al testo il lettore potrà visionare l’intera traduzione dell’intervento del Gran Rabbino di Francia rav Gilles Bernheim. In uscita intanto anche un istant book dedicato alle sue parole a cura delle Edizioni Belforte.
Il documento del Gran Rabbino di Francia si basa su alcuni presupposti che è di fondamentale importanza avere ben chiari, prima ancora di impegnarsi nella lettura. Presupposti che sono in realtà dichiarazioni programmatiche forti e che vengono esplicitate nell’introduzione: rav Bernheim rifiuta con decisione la scelta, fatta da alcuni responsabili religiosi, di autocensurarsi in nome del principio di separazione tra lo Stato e le visioni del mondo religiose, preferendo l’idea anglosassone di laicità che accoglie nel dibattito pubblico tutte le voci, religiose e non. Scrive infatti il Gran Rabbino di Francia: “Ho sempre considerato un dovere l’impegno intellettuale nelle grandi scelte della storia e in primo luogo nelle grandi scelte del mio paese” e, poche righe dopo “Il mio prendere la parola intende esprimere il senso di solidarietà che mi lega alla comunità nazionale di cui faccio parte. Si tratta anche dell’espressione responsabile dei principi universali che questa comunità ha forgiato e difeso nel corso dei secoli, principi sui quali si fonda la Repubblica e senza i quali essa non può stare. Se qualcuno che non è ebreo vuole ascoltarmi, riceverà le mie parole secondo il suo personale giudizio, il suo sistema di valori e la sua identità religiosa, agnostica o atea. Potrà, se lo desidera, riconoscere saggezza nelle mie parole e attribuire loro un valore morale”. Rav Bernheim, inoltre, è ben consapevole che il suo saggio è una vera e propria discesa in campo, tanto che, sempre nell’introduzione, scrive: “Il mio obiettivo è di contribuire a far emergere un vero dibattito pubblico”. E percorrendone le venticinque dense pagine è evidente come il Gran Rabbino abbia scelto di analizzare e passare al setaccio tutte le argomentazioni, ragionando sulle teorie ad esse sottostanti e soprattutto cercando di spiegare quali ritenga essere le vere problematiche insite nella negazione della differenza sessuale nella nostra società. Ha scelto di impegnarsi in una riflessione che parte dal dibattito apertosi intorno ai labili confini tra il sempre doveroso rispetto della dignità umana e la legittimità della pratica del matrimonio omosessuale. Ritiene che la vera posta in gioco non sia “una tappa della lotta democratica contro l’ingiustizia e le discriminazioni”, ma vada oltre un riconoscimento di dignità e di una serie di diritti: rav Bernheim sostiene che le conseguenze di una legge ideologica come quella francese sono gravi. Si tratterebbe del danno derivante dalla confusione irreversibile di tre concetti: “le genealogie, sostituendo la parentalità alla paternità; lo statuto del bambino; le identità, dove la sessuazione come dato naturale sarebbe costretta a scomparire di fronte all’orientamento espresso da ognuno, in nome di una lotta contro le disuguaglianze, snaturata in uno sradicamento delle differenze”. Il documento di rav Bernheim è articolato in due parti: nella prima analizza e vaglia criticamente gli argomenti dei favorevoli al riconoscimento legale del matrimonio omosessuale, cercando di rispondere a una serie di domande complesse, che individuano veri e propri capitoli: Il matrimonio omosessuale in nome dell’uguaglianza? Il matrimonio omosessuale in nome della protezione del coniuge? L’omogenitorialità in nome dell’amore? L’omogenitorialità in nome della protezione giuridica? L’adozione in nome del diritto al bambino? L’adozione in nome dei bambini in attesa di adozione? Nuove forme di omogenitorialità in nome dell’uguaglianza? Per poi continuare dibattendo su La Legge e l’interesse generale alla prova dei numeri. Nella seconda parte invece approfondisce le premesse sottese ai vari argomenti e prova così a confrontare due visioni del mondo, con un testo diviso in due parti: La volontà dei militanti LGBT di negare la differenziazione sessuale, e La visione biblica della complementarità uomo-donna. Nelle conclusioni, poi, la sua presa di posizione appare ancora più netta: “Non sarebbe un atto né di coraggio né di gloria votare una legge utilizzando più slogan che argomentazioni, appiattendosi sull’ipocrisia dominante” per poi proseguire scrivendo che “Si tratta di questioni che devono essere poste in maniera chiara nel dibattito sul matrimonio omosessuale e sull’omogenitorialità. Rimandano ai fondamenti della società in cui ognuno di noi vuole vivere. Io sono tra coloro che pensano che l’essere umano non si possa costruire senza una struttura, senza ordine, senza statuto, senza regole. Penso che l’affermazione della libertà non implichi la negazione dei limiti. Che l’affermazione dell’uguaglianza non comporti il livellamento delle differenze. Penso che la potenza della tecnica e dell’immaginazione esigano di non dimenticare mai che l’essere è un dono, che la vita ci precede sempre e che ha le proprie leggi.”
Ada Treves – twitter @atrevesmoked (Pagine Ebraiche febbraio 2013)
Per leggere la traduzione integrale dell’intervento di rav Gilles Bernheim clicca qui
(31 gennaio 2013)