Nugae – Les Misérables

Attenzione: si avvisa che questo è l’appassionato elogio di un’entusiasta dei musical ancora sotto gli effetti dell’esaltazione da post-spettacolo. Si consiglia pertanto a tutti coloro che soffrono di problemi d’insofferenza nei confronti di chi non può fare a meno di iniziare cantare improvvisamente in qualsiasi riflessione o conversazione, e anche condizione è il caso di aggiungere, di interrompere la lettura. Perché nel musical Les Misérables, e ovviamente anche nel suo adattamento cinematografico ora nelle sale, non c’è nemmeno una parte recitata, tutto è cantato, come in un’opera. Più di due ore e mezza di gorgheggi, esatto. Ma niente paura, volano. Perchè Les Misérables, il romanzo s’intende, si presta meravigliosamente a essere cantato: una storia romantica, in senso letterario, fino all’osso, in cui Hugo descrive oltre che un momento storico e la condizione di una parte di popolazione, una montagna gigantesca di sentimenti che franano e travolgono. Si cantano ora l’amore che trionfa sempre, ora la paura per la propria vita, ora il fervore per i propri ideali. E poi c’è la tristezza, forse la vera protagonista. A differenza di tutte le altre emozioni, la tristezza non si rovescia sullo spettatore manifestamente e con violenza, ma s’insinua in modo allo stesso tempo dolce e crudele. È nella voce rotta di Anne Hathaway che canta i sogni infranti di Fantine, è negli occhi scuri e profondi (e bellissimi) dell’intenso (e bellissimo) Hugh Jackman che interpreta i tormenti del protagonista Jean Valjean, un uomo perseguitato dal suo passato ma soprattutto un padre costretto ad allontanarsi dalla sua amata figlia adottiva, la sua unica ragione di vita, pur di proteggerla. La tristezza è persino nella comicità popolare e grottesca di Sacha Baron Cohen, che grazie al cielo ogni tanto allenta la tensione, ma che lascia comunque un po’ di amarezza per quei locandieri che vivono delle loro truffe perché in realtà non conoscono nient’altro che quelle. Les Misérables d’altra parte è un titolo dal doppio significato: miserabile, per la sua etimologia, significa per prima cosa proprio triste, disgraziato. E il risultato non può essere che uno, anche per i cuori più di pietra: lacrimoni.

Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche twitter @MatalonF

(3 febbraio 2013)