Il Presidente e il suo lascito spirituale
In occasione dell’ultima edizione del Giorno della Memoria celebrato da Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha ribadito in un bellissimo discorso che l’antisionismo é una forma mascherata di antisemitismo. Lo aveva già affermato alcuni anni fa, ma questa ultima sottolineatura ha valore, in tema, di lascito spirituale. Vale la pena ragionare su questa tesi e non farne un assioma, considerandone le implicazioni teoriche. Si puó essere antisionisti (cioé contro l’esistenza dello Stato d’Israele) e non antisemiti? In linea puramente astratta, sì. Ma all’atto pratico, no, sostanzialmente per tre ragioni: dichiararsi contro lo Stato d’Israele in quanto tale significa disinteressarsi alla sorte dei quasi sei milioni di ebrei israeliani, la più grande comunità del mondo, di cui non si spiega quale dovrebbe essere il destino (dispersi? deportati?); in secondo luogo l’antisionismo é contro gli ebrei perché assolutizza il conflitto israelo-palestinese, occupandosi solo di quello, mentre un diverso metro di giudizio viene applicato a tutti gli altri casi di ingiustizia e sofferenza nel mondo, a cominciare dalla vicina Siria; infine, sul piano statistico, chi si definisce antisionista avalla quell’insopportabile rovesciamento per cui gli israeliani di oggi sarebbero i nazisti di ieri, con i palestinesi calati nel ruolo delle vittime sacrificali della barbarie sionista. Un imbroglio vergognoso che fa perno su due equivoci: un confronto ovviamente improponibile, cioé quello tra le sofferenze dei palestinesi e quelle degli ebrei sterminati nella Shoah, e un’idea sbagliata per cui chi ha subito un’ingiustizia in passato deve essere più giusto oggi. Esattamente il contrario di quanto accade nella psicologia umana. Stabilito dunque, sulla scia del Presidente, che l’antisionismo va quindi combattuto con durezza, si puó e si deve dire tutto il resto: che le leadership israeliane si sono rivelate inadeguate e poco lungimiranti, e che i governi recenti non si sono impegnati sufficientemente in una soluzione del conflitto con i palestinesi. Che la pace va ricercata a ogni costo con gli interlocutori effettivamente disponibili, non i partner ideali che vorremmo. Tutto questo é vero. Ma non va confuso con posizioni ormai bandite dal dibattito democratico.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
twitter @tobiazevi
(5 febbraio 2013)