Ticketless – Il secondo proverbio di Fery

Le belle vignette che, su questo portale e su Pagine Ebraiche di febbraio, Emilio Giannelli ha dedicato a Rita Levi Montalcini mi hanno fatto ritornare in mente un secondo proverbio yiddish caro a Fölkel. Lo pronunciava in inglese, perché l’asburgico Fery era anglofilo e il suo esilio avrebbe preferito consumarlo a Londra, non a Milano: “People faces depend on whom they are seen with”. Non esiste una bellezza in sé (o una bruttezza). Belli (o brutti) siamo noi, quando osserviamo il prossimo e cerchiamo di riprodurne l’immagine su un bloc-notes. Il proverbio risolve alla radice l’annoso problema della satira, che non è mai giuridico, guai se lo fosse, né tanto meno religioso. Credo sia sbagliato parlare di antisemitismo quando una vignetta ci infastidisce. Nel 1982 Forattini, ieri l’altro Vauro. Non è necessario chiedere il ricorso ad un tribunale per giudicare. Il problema è politico riguarda l’oggetto della satira: il graffio di Giannelli riflette sul foglio un animo pacificato, ma non meno risoluto; quello di Vauro uno stato d’animo rancoroso e aggressivo, ma privo del coraggio che hanno dimostrato, ad esempio, qualche mese fa, i disegnatori del settimanale Charlie Hebdo. Vauro in tv ogni settimana pensa che basti prendersela con Formigoni o la Bindi per criticare il fondamentalismo religioso. Sull’integralismo islamico tace. Non si può dargli torto. Quanto al lato estetico, evidentemente, i personaggi da lui ritratti possono dormire tranquilli e potrebbero evitare di agitarsi. “People faces depend on whom they are seen with”.

Alberto Cavaglion

(6 febbraio 2013)