Esoneri
L’esonero di Zdenek Zeman dalla panchina della Roma ha un significato che va oltre i campi di gioco. Un po’ Hegel per il suo idealismo e un po’ Kant per il suo rigore morale, Zeman nel calcio di oggi rappresenta qualcosa di più di un semplice allenatore. Sarà per le sue battaglie o per la sua filosofia di gioco, ma in tanti e di generazioni diverse si sono identificate in questo uomo. La sua lotta contro un sistema arbitrale corrotto, il suo impegno contro il doping nel calcio sono solo degli esempi del tentativo di riportare un po’ di etica in una società che sembra averne persa e in un calcio che non sembra averne mai avuta. Eppure Zeman non è stato solo questo. Il suo 4-3-3 è ancora il simbolo di uno schema che diventa filosofia di vita; in cui lo scopo non è la difesa ad oltranza, ma la ricerca dello spettacolo e del divertimento. La filosofia di chi crede che nel calcio, come nella vita, il risultato sia casuale, ma la prestazione no. Ma Zeman ha pagato proprio questo, la mancanza dei risultati, la cui causa, forse, è proprio il suo idealismo sfrenato che non scende a compromessi. Se però è vero che l’intelligenza non fa rima con l’ostinazione, lo è altrettanto il fatto che su alcune cose non si può fare marcia indietro. Ed è per questo che a noi, inguaribili sognatori, Zeman mancherà, insieme al suo coraggio e alla sua voglia di proporre qualcosa di diverso. Certi che prima o poi, insieme allo spettacolo, arriveranno anche i risultati a testimonianza che la dura cervice non è quasi mai un difetto.
Daniel Funaro
(7 febbraio 2013)