…Memoria
Ho già avuto modo di proporre in pubblico un emendamento all’art. 1 della Legge 211/2000 che istituisce il Giorno della Memoria. «La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, il Porrajmos (sterminio dei Rom e dei Sinti ), gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati». Trovo indispensabile questo emendamento per dare un senso compiuto alla legge stessa e per fare della Memoria non un’icona del passato ma un laboratorio per il futuro. Si tratta di un’emergenza attuale e concreta: quando nelle scuole si parla di sterminio di ebrei il discorso viene ormai accettato e compreso in una sorta di scivolo della memoria, acquisito e introiettato. Poi magari si accenna ad Auschwitz e al suo “Zigeunerlager”, e i volti di chi ti ascolta – ragazzi come anziani – si tramutano in un imbarazzato punto interrogativo: “cosa c’entrano gli zingari?”, si chiedono. Sappiamo che c’entrano: lo sanno a Berlino, dove è appena stato inaugurato il nuovo monumento per ricordare lo sterminio di Rom e Sinti, realizzato dall’israeliano Dani Karavan. Lo sanno all’Archivio Centrale dello Stato a Roma, dove hanno lavorato alla realizzazione di uno splendido sito web che raccoglie insieme le testimonianze di ebrei, rom e sinti. E’ ora che tutto questo diventi legge, per rispettare un segno di giustizia e perché la legge funzioni come un bisturi, che incida le viscere del pregiudizio profondo che si annida nel ventre del nostro Paese. Se lo vorranno, i nuovi deputati e senatori avranno anche questo compito da svolgere: sicuramente non renderà in termini di voti, ma contribuirà a rinnovare il profilo etico di un Parlamento che deve ritrovare una sua dignità.
Gadi Luzzatto Voghera, storico
(8 febbraio 2013)