Nugae – Flavio Giuseppe
A parte essere stato il colpevole di un grazioso blocco di fotocopie da tradurre per l’esame di storia romana, dal corso monografico, ebbene sì, sull’antigiudaismo, Flavio Giuseppe fu uno storiografo ebreo vissuto nel I secolo e.v., la cui opera costituisce oggi l’unica documentazione superstite delle guerre fra Roma e la Giudea. In questi giorni esce una sua biografia dal titolo A Jew Among Romans, dello scrittore, giornalista e sceneggiatore inglese Frederic Raphael. E in effetti Joseph Ben Matitiahu, questo il suo vero nome, ne ha combinate di tutti i colori. Rimasto ammaliato in un viaggio in gioventù dai fasti della Roma imperiale, questo abitante della piccola provincia della Giudea, allora agitata da conflitti interni fra i vari gruppi in cui gli ebrei erano divisi, sosteneva che contro una tale potenza fosse impossibile ribellarsi e aveva anche cercato di impedirlo quando fu nominato comandante delle truppe in Galilea. Alla fine la rivolta ci fu, ma fu anche repressa nel sangue. Per farla breve, messo dai romani nella condizione di dover scegliere se morire per i propri ideali o consegnarsi, Joseph non ebbe dubbi. Dopo aver tentato di convincerli a non farlo, mentre i suoi soldati si toglievano la vita l’un l’altro pur di non cedere all’empio nemico, lui s’intratteneva con l’allora comandante Vespasiano, raccontandogli di aver ricevuto una profezia dal suo Dio secondo la quale sarebbe un giorno diventato imperatore di Roma. Così Joseph diventò protetto di Vespasiano e per fortuna l’azzardo si avverò. E anziché come prigioniero fu accolto nella capitale dello stesso impero che distruggeva il suo popolo e la sua terra con tutti gli onori, e con il suo nome nuovo fiammante, Titus Flavius Iosephus, passò il resto della sua vita a scrivere opere in difesa degli ebrei e dell’ebraismo. Raphael addirittura lo dipinge come una sorta di intellettuale ebreo della diaspora ante litteram, che come a metà fra due culture trova la sua identità nella scrittura. Ma a prescindere da quanto sia fondata quest’ipotesi, e anche dal suo valore di uomo e del suo apporto alla storiografia, Flavio Giuseppe per i rari esemplari di studenti ebrei di lettere antiche ha qualcosa di speciale, c’è una sorta d’implicito affetto, come per un vecchio zio. Perché è l’unico che, con quelle tanto familiari letterine greche, racconta un pezzo di se stessi.
Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche twitter @MatalonF
(10 febbraio 2013)