Partecipazione e affetto dal mondo ebraico
Preoccupazione e partecipazione per lo stato di salute di Benedetto XVI e rammarico per la sua repentina decisione di lasciare l’incarico sono i sentimenti espressi dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, che afferma: “Gli ebrei italiani vogliono esprimere la loro vicinanza e il loro rispetto a papa Benedetto XVI per la sofferta e coraggiosa decisione presa in queste ore. Estremamente significativi, nel corso del suo magistero, i passi compiuti per l’avvicinamento tra ebrei e cristiani nel solco dei valori comuni. La visita ufficiale in Israele, la preghiera per la pace al Muro del Pianto, le parole pronunciate al Memoriale dello Yad Vashem. E ancora l’incontro con gli ebrei romani al Tempio Maggiore. ‘La dottrina del Concilio Vaticano II – affermò in quella circostanza – ha rappresentato per i cattolici un punto fermo a cui riferirsi costantemente nell’atteggiamento e nei rapporti con il popolo ebraico, segnando una nuova e significativa tappa’. Un cammino verso la comprensione che è prerogativa irrinunciabile per noi tutti e che il pontefice, con le sue parole, ha rafforzato”. La nostra speranza, conclude il presidente UCEI, “è che egli possa contribuire anche in futuro a un dialogo basato sui principi della pari dignità e del reciproco rispetto”.
Il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni, appena appresa la notizia, ha affermato che Benedetto XVI si è rivelato un interlocutore “attento, prezioso e sensibile”. Un rapporto, quello andato rinsaldandosi con il mondo ebraico, basato su reciproci sentimenti di rispetto e di stima. “Papa Ratzinger – sottolinea il rav – ha manifestato attenzione per le radici ebraiche del cristianesimo e anche se non sono mancati inevitabili momenti di divergenza il nostro rapporto si è sempre dimostrato di alto livello. La sua visita alla sinagoga di Roma del 2010 non sarà dimenticata”. “Benedetto XVI – ha aggiunto il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici – testimonia non solo un impegno formale con la comunità ebraica più vicina al pontefice, quella romana, ma rappresenta anche un percorso sincero non solo nel dialogo ma anche la testimonianza di una voglia di accogliere e interloquire in un sistema di pari dignità e rispetto con il mondo ebraico nel suo complesso, come dimostrano le visite compiute dal pontefice alle sinagoghe di New York e Berlino, nella città simbolo della Shoah”. Rav Elia Richetti, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana: “È una notizia che giunge inattesa e che suscita interrogativi sui prossimi sviluppi della Chiesa. Sviluppi che dovremo seguire con attenzione e vicinanza”. Il pontificato di Benedetto XVI, dice il rav, “è stato caratterizzato da momenti di rallentamento nello sviluppo del dialogo ma anche da precisi chiarimenti di un mantenimento dell’impegno della Chiesa nei confronti del popolo ebraico”.
“Ho appreso la notizia delle dimissioni di papa Benedetto XVI e ho letto con attenzione il breve discorso in cui egli annunziava questa sua sofferta e importante decisione. Trovo che si tratti di un segno di grande umiltà, dignità e coraggio” commenta rav Giuseppe Laras, presidente emerito dell’Assemblea rabbinica italiana. “In questi anni – prosegue il rav – ci sono stati momenti in cui mi sono trovato in forte dissenso nei confronti di Benedetto XVI come pure, in altre occasioni, ho avuto invece modo di fargli pervenire espressioni di apprezzamento per alcune decisioni e posizioni da lui assunte o in relazione a suoi interventi. In questo delicatissimo momento sento il bisogno di esternare al papa la mia stima nei confronti della sua persona e del suo magistero, come pure la mia personale vicinanza, formulandogli i migliori e più fervidi auguri per il futuro”.
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(11 febbraio 2013)