Tea For Two – Un nuovo festival (di cuore e di pancia)
Sanremo nella mia testa è un calderone pieno di immagini mescolate: Laetitia Casta che dice “siete tonti” invece di tanti, le mani enormi di Morandi, farfalline volanti, sequela di amici di Maria, testi inquietanti di Povia, duetti nei quali ci si avvicina gradualmente e si abbassa la testa per creare pathos e tormentoni tormentati che impazzano il giorno dopo alla radio. Tante volte si è provato a lanciare l’estremo saluto al Festival della Canzone Italiana, ma alla fine Sanremo è Sanremo. Questa edizione prevede un po’ di israeli style nelle ospitate, tra Asaf Avidan del quale ho parlato fino alla nausea e al quale continuiamo imperterriti a volere bene e Bar Refaeli, la jewish princess che ogni omaccione con la kippah vorrebbe al proprio fianco. Perché alla fine la musica è la stessa. Gli israeliani sono esattamente (uso un termine piuttosto pittoresco ma funzionale) ‘de core e de panza’ come gli italiani. Hanno stravotato il brizzolato Yair Lapid che vedevano alla tv e pur demoralizzati non perdono mai la speranza e sognano ancora. Come dicevo, la musica è la stessa per davvero: Israele è la regina da almeno vent’anni di canzoni in stile sanremese, ballate strappalacrime e testi patriottici (certo, non si sono spinti a duetti tra Pupo e il principe Emanuele Filiberto…). I reality musicali poi, coinvolgono l’opinione pubblica tra lacrime e note: nel programma The voice la concorrente Ofir ha destato scalpore perché pur religiosa ha cantato davanti agli uomini e ha scelto come giudice e angelo custode Aviv Geffen (il Morgan della tv israeliana). Allora Bar e Asaf, anche se fanno parte della nuova generazione cool lontana dalle nostalgie sabra e anche se Sanremo sembra aver virato sul radical chic, saranno perfettamente integrati in un nuovo festival di cuore e di pancia.
Rachel Silvera, studentessa – twitter@RachelSilvera2
(11 febbraio 2013)