Benedetto XVI – Sulla stampa le reazioni del mondo ebraico

Il giorno dopo le dimissioni di Benedetto XVI, tra i tanti, tantissimi aspetti che i giornali approfondiscono, rilievo viene dato al rapporto del papa con l’ebraismo e alle reazioni dei leader ebraici. Vari i punti presi in considerazione: i passi intrapresi sul piano del dialogo interreligioso, le visite del papa in numerose sinagoghe, i rapporti tra Santa Sede e Stato d’Israele, l’approccio del papa tedesco al tema della Shoah, ricordando anche la sua visita ad Auschwitz.
Tra le reazioni dei leader ebraici italiani, l’Osservatore romano riporta le parole del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
“Ratzinger ha avuto un ruolo importante per l’ebraismo, abbiamo sempre apprezzato il fatto che sottolineasse le radici ebraiche del cristianesimo, come premessa per un rapporto rispettoso e costruttivo. E questo non è mai scontato. Certo non sono mancati momenti di divergenza” ha commentato poi il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, in un’approfondita intervista al Messaggero, indicando in particolare il giudizio sull’operato di Pio XII durante la Shoah, e la teoria teologica sostituzionista, cioè la convinzione che la Chiesa si sia sostituita a Israele come popolo della salvezza, ma anche il processo di riavvicinamento al movimento lefebvriano. Interrogato sul significato dei numerosi gesti verso l’ebraismo compiuti dal papa, dalla visita alla sinagoga alla preghiera al Muro del Pianto, rav Di Segni ha poi precisato “II problema è che questo Papa nasce soffocato dalla personalità mediatica che l’ha preceduto, e quindi molti dei suoi gesti sono stati vissuti più come ripetizione. Ma ha sempre mostrato il suo interesse per l’ebraismo: culturale, storico, ideologico”, aggiungendo “forse arriveremo a rimpiangerlo”.
Le dimissioni di Benedetto XVI hanno ricevuto grande eco anche sulla stampa ebraica internazionale e sui giornali israeliani.
“Durante il suo pontificato ci sono state le migliori relazioni tra la Chiesa e il Rabbinato centrale – il commento del rabbino capo ashkenazita di Israele Yona Metzger apparso sul Jerusalem Post – Penso gli vada attribuito un grande merito per aver fatto progredire i legami interreligiosi tra ebraismo, cristianesimo e islam”.
“L’ho visto come un uomo di gentilezza, quiete e calma, un individuo profondamente riflessivo e carico di compassione, circondato da un’aura di grazia e saggezza” la descrizione del rabbino capo del Commonwealth Jonathan Sacks, ricordando i due incontri con Benedetto XVI in Gran Bretagna nel 2010 e in Vaticano nel 2011.
Haaretz riporta invece un lungo testo di rav David Rosen, direttore del dipartimento per gli affari interreligiosi dell’American Jewish Committee e consigliere del Rabbinato centrale per il dialogo con le altre fedi. Rav Rosen avverte che “mentre sono in molti all’interno e all’esterno della Chiesa a sperare in un successore con una visione differente, coloro che hanno a cuore il futuro delle relazioni fra ebrei e cattolici e che conoscono le azioni di Benedetto XVI sono preoccupati che il prossimo papa possa non mostrare lo stesso impegno e attenzione dei suoi predecessori”. A proposito degli episodi che invece hanno segnato momenti di tensione, rav Rosen ha parlato di cattiva comunicazione, piuttosto che di incidenti sostanziali.
Un altro punto approfondito sono state le relazioni tra la Santa Sede e Israele, che con Benedetto XVI secondo molti analisti hanno raggiunto il punto più alto di sempre, come ha sottolineato anche il presidente israeliano Shimon Peres, che ha aggiunto “sotto la sua leadership, il Vaticano ha rappresentato una chiara voce contro il razzismo e l’antisemitismo, una voce per la pace”.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked

(12 febbraio 2013)