Sharon Nizza: “In politica zone d’ombra ovunque”

Rimango interdetta nel constatare che la professoressa Anna Foa, ieri su queste pagine, stabilisce chi ha il diritto di definirsi ebreo e chi no. Come se l’identità ebraica fosse un cappello che si può levare o togliere a seconda delle circostanze. Io sono ebrea e ogni azione che compio è imprescindibile da questo dato identitario, anagrafico, sociale. Da quando ho ricordo di me stessa sono impregnata della mia ebraicità. Sto conducendo una campagna elettorale in una vasta circoscrizione dove vivono milioni di persone di ogni credo e non nascondo la mia identità, peraltro incassando anche un grande sostegno da parte di musulmani che mi scrivono quotidianamente sulla mia pagina Facebook, che in poco più di una settimana è stata visitata da oltre mezzo milione di persone. Mi colpisce quindi ancora di più che proprio sul portale dell’ebraismo italiano si raggiungano certi toni. La “giovane Nizza” ha alle spalle svariati anni di lavoro in Parlamento su tematiche di grande rilievo per l’ebraismo e per l’affermazione dei diritti delle minoranze religiose, etniche, di genere. Ha accettato la prima (e per ora unica) proposta di candidatura fatta da un partito, il Pdl, a un residente in Israele per concorrere al singolo seggio alla Camera su 630 espresso dalla Circoscrizione Asia-Africa-Oceania-Antartide. Con un grande lavoro radicato in tutti i paesi chiave della circoscrizione, concorre per ottenere un certo numero di preferenze che, se raggiunto, le darà il credito necessario per portare avanti queste battaglie. Ho già avuto modo di esprimermi al riguardo su queste pagine domenica e ho inviato ai firmatari dell’appello a non votarmi una risposta argomentata che smentisce le informazioni parziali in esso contenute. In una riga soltanto: delegittimare una parte politica nella sua interezza è per me sempre sbagliato in un sistema democratico. Quando poi le zone d’ombra sono ovunque (specie quando si parla di Israele e di ebrei) è semplicemente risibile.

Sharon Nizza

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Cara Sharon, grazie per il tuo testo, che pubblico oggi a chiusura del dibattito. Ti confermo anche la mia intenzione di considerare chiuso il confronto con questa tua replica, che considero opportuna in quanto sei stata chiamata personalmente in causa. Su questo tema non sarà offerto ulteriore spazio ai tanti che lo richiedono e intendo invitare tutti i collaboratori alla massima misura fino alla chiusura dei seggi elettorali. La tua lettera dimostra il desiderio di accettare critiche e reagire in maniera misurata e civile. Ti confermo comunque quanto ti dissi già nel giorno della tua candidatura: in alcun modo queste testate possono divenire, sotto la mia responsabilità, il luogo dove sviluppare una campagna elettorale. Questa non è e non è mai stata la volontà dell’ente editore e anche se mai lo fosse non sarebbe comunque la mia. Il tuo entusiasmo ha finito, in un modo o nell’altro, per generare dinamiche estranee all’identità di questi mezzi di comunicazione. Gam zu letova, a condizione che tutto ciò resti un’eccezione dettata dal momento e dalle tante passioni ideali degli ebrei italiani e non una mutazione dell’identità delle testate.
Da parte di tutti noi della redazione un saluto affettuoso a te e a tutti gli altri candidati che prendono parte, da posizioni diverse, ma sempre con sincera partecipazione, a questa difficile stagione politica.


gv

(12 febbraio 2013)