…Zeman

L’allenatore Zeman ha lasciato la squadra di calcio della Roma, e il mondo è in gramaglie. Io non mi occupo molto di calcio, e non so se Zeman sia l’unico onesto in un mondo di corrotti o il più morale in un mondo di depravati. So soltanto che, intervistato sui cori razzisti contro il calciatore di colore Boateng, ebbe a dire “È difficile valutare, visto che io non ero sul campo, ma se qualcun altro fa il gesto di Boateng (il calciatore aveva tirato il pallone in direzione degli ultras e aveva lasciato il campo) sicuramente viene espulso. Sul campo sono tutti uguali… Non riesco a fare una valutazione su quali offese sono più importanti, non so fare distinzione. Vedo anche in altre partite, tra soli bianchi, cose intollerabili ma si continua a giocare”. Insomma, di maleducati nei campi di calcio ce ne sono tanti, e la maleducazione dell’uno vale e compensa la maleducazione (leggi: ‘razzismo’) dell’altro. L’importante è giocare a pallone. Il resto è questione di lana caprina, un semplice problema del nero Boateng, giocatore ipersensibile. Il che dimostra che un allenatore in gamba – o anche no – non è necessariamente maestro di vita per i suoi giocatori. E il principio che nello sport imporrebbe come un a priori il rispetto reciproco è un optional, non un imperativo categorico.

Dario Calimani, anglista

(12 febbraio 2013)