Melamed – A Torino un laboratorio di progetti sulla scuola
Molte idee e molti progetti discussi nella visita del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Francesco Profumo alla Comunità ebraica di Torino, che si è articolata in due occasioni, molto diverse nella loro natura. Ieri sera in Comunità la tavola rotonda dedicata a La Memoria oltre il Giorno ha mostrato una volta di più quanto un corpo docente appassionato e impegnato possa fare per i ragazzi: l’Asset, Associazione ex allievi e amici della scuola ebraica di Torino, in collaborazione con la Comunità, ha portato numerose scuole superiori a confrontarsi sui principi e sulle idee che hanno guidato il loro lavoro sulla memoria della Shoah. Alla presenza del ministro, che si è mostrato un ascoltatore attento e partecipe per tutta la lunga serata, Giulio Disegni, nel ruolo di vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, presidente Asset e moderatore della serata, dopo aver richiamato alla memoria dei presenti la storia della scuola ebraica torinese ha ricordato come nel gennaio del 2012 sia stato firmato un protocollo d’intesa fra il Miur e l’UCEI per la realizzazione dei comuni obiettivi per trasmettere alle giovani generazioni i valori della Memoria e favorire la partecipazione di insegnanti e studenti a corsi di formazione sulla didattica della Shoah, in un percorso didattico ma anche culturale e umano che non sia limitato alle attività di un giorno. Protocollo a cui ha fatto seguito, poche settimane fa a Cracovia, la firma di un’importante dichiarazione congiunta che guarda alla consapevolezza delle nuove generazioni. Il presidente della Comunità ebraica di Torino Beppe Segre, ha poi sottolineato come quella di Torino sia una piccola comunità, felicemente integrata nella società italiana, che collabora con diversi enti ed associazioni della città in vari progetti culturali e che offre servizi aperti alla cittadinanza tutta come la biblioteca, la casa di riposo e la scuola. Ha poi aggiunto sui temi della serata: “Pensiamo che sia questo il ruolo della scuola, trasmettere la memoria alle giovani generazioni, analizzare come si sia facilmente sviluppato il percorso dagli stereotipi e dalla diffidenza, alla esclusione dai diritti, fino alla violenza estrema, ragionare sulle responsabilità individuali e collettive.”
Fabio Levi, docente di storia contemporanea all’Università di Torino e presidente del Centro Internazionale Primo Levi ha tenuto una breve lezione in cui ha percorso le fasi in cui si sono articolate le modalità di trasmissione della Memoria della Shoah per poi cercare di dare risposta al senso di smarrimento che spesso provano coloro che devono portare avanti percorso iniziato dai testimoni nel primo dopoguerra indicando tre direttrici di lavoro possibili. Il primo passaggio sta in una grande attenzione e cura per la verità storica, che non sia vuota ripetizione, per poi arrivare a definire e avviare una libera discussione su quali siano i problemi etici posti dalla Shoah e infine lavorare con serietà e sensibilità sulle modalità di comunicazione, senza dimenticare l’importanza del medium letterario.
A seguire il cuore della serata: prima a raccontare l’esperienza della sua scuola è stata Maria Grazia Alemanno, del Liceo Cottini, che partendo dall’osservazione di come le scuole siano una comunità intergenerazionale ha sottolineato le potenziali difficoltà di comunicazione che possono sorgere fra un corpo docente che nei licei ha in media almeno cinquant’anni e i giovani che vivono in un mondo diverso e non fanno più parte di una generazione “del libro” e che hanno riferimenti culturali molto differenti. L’emozione e la ritualità di certi passaggi però resta importante, per cui in un percorso partito da una ricerca su chi abbia dato il nome alla scuola, si è arrivati a due momenti che si ripetono tutti gli anni: la presenza di una delegazione di studenti alla commemorazione dell’eccidio dove ha perso la vita il giovane partigiano Cottini alla consegna intorno alla ricorrenza del 2 giugno, a chi a compiuto la maggiore età di una copia tascabile della costituzione. Ma il centro del progetto è stato la ricerca di un linguaggio che potesse davvero coinvolgere ed emozionare gli studenti, portandoli ad approfondire la riflessione. Sono nate così le Primule Rosse, un gruppo musicale, che si è esibito con grandissimo successo alla fine della serata, formato da studenti (ora ex) del liceo che hanno fatto una ricerca sulle canzoni popolari, partigiane ed ebraiche, spesso portatrici di storie capaci di appassionare gli studenti.
Il professor Giorgio Brandone, del Liceo Massimo D’Azeglio, ha invece raccontato come nella sua scuola la riflessione venga fatta a partire da una mostra che racconta come l’applicazione delle leggi razziali, o più correttamente leggi razziste secondo la definizione degli storici, abbiamo avuto effetto sugli studenti della scuola. Per un passaggio dalla microstoria alla macrostoria che permette ai ragazzi di identificarsi con i loro compagni di un tempo per poi arrivare a un momento di educazione ai diritti fatta anche attraverso lo studio della Costituzione e della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. La professoressa Raffaella Brondolo accompagnata dallo studente Matteo Rosazza, entrambi del Liceo Galileo Ferraris, ha sottolineato come la cosa più importante resti l’esperienza diretta. La partecipazione al progetto sperimentale Eye Witness dell’Università del South California con la collaborazione della Shoah Foundation, ha permesso ai ragazzi di essere coinvolti non sono direttamente nella ricerca ma anche come tutor dei compagni, e nell’elaborazione di unità didattiche utilizzabili anche in altre scuole. I ragazzi, coinvolti come soggetti attivi di apprendimento, sono stati poi anche accompagnati sia in un viaggio ad Auschwitz che in Israele, esperienza considerata da Matteo Rosazza ancora più importante e rilevante. Adriana Castellucci, del Liceo Spinelli ha lasciato spazio al video di uno spettacolo montato in un progetto interclasse – e successivamente portato in numerose scuole, alla comunità ebraica e nelle carceri cittadine – che è partito dallo studio dei regi decreti che hanno interessato la scuola per lavorare sulla burocrazia che ha permesso l’escalation di discriminazione e violenza culminata nella Shoah.
Anche al Liceo Majorana di Moncalieri, come ha raccontato la professoressa Gabriella Pernechele, il lavoro sulla Memoria è stato elaborato con la collaborazione di docenti di varie materie in maniera davvero trasversale e interdisciplinare, utilizzando video, scrittura e un produzione artistica e letteraria che vuole portare i ragazzi ad un vero attivismo etico.
Ultima scuola rappresentata è stata quella della Comunità, per la quale il professor Rinaldo Allais ha sottolineato con forza e ripetutamente come il passaggio fondamentale sia quello di investire in formazione dei formatori, perché spesso nelle scuole c’è grandissima sensibilizzazione emotiva ma una scarsa competenza: “Bisogna ripensare al proprio percorso di formazione e non smettere mai di studiare ed approfondire perché ‘fare memoria’ deve essere un esercizio attivo di pensiero. Ultimo intervento della serata, prima di lasciare spazio alle parole del ministro, il dialogo fra Sonia Brunetti, preside della scuola ebraica di Torino e Beatrice Hirsch, che ne è uscita lo scorso anno, a raccontare il percorso di crescita durante gli otto anni a scuola. “Abbiamo iniziato alle elementari con delle letture adatte a noi, di cui conservo alcuni ricordi precisi, per andare nella direzione di un continuo approfondimento e ragionamento che mi ha fatto capire come la memoria non debba essere solo iil ricordo diventi sempre più limpido”
In seguito la voce di Simone Disegni, in rappresentanza dell’Unione giovani ebrei d’Italia, che ricordando la grande responsabilità portata dai giovani delle comunità ha ricordato le attività svolte nelle scuole e l’impegno costante perché la memoria non venga mai meno.
Il ministro, dopo aver auspicato che l’incontro fra le scuole possa diventare una vera occasione di lavoro comune, per portare a una esperienza condivisa da offrire anche ad altre scuole, ha voluto rileggere l’intervento fatto in occasione della celebrazione delle Giornata della Memoria al Quirinale, lo scorso 29 gennaio. Ha sottolineato come le migliori esperienze debbano diventare un bene comune, che possa aiutare l’intero sistema paese a crescere, perché anche se il suo giudizio complessivo sulle scuole italiane è assolutamente positivo il rischio è che si arrivi ad una frammentazione di esperienze. Ha poi ricordato come l’Italia sia uno dei paesi più attivi in Europa e l’unico ad avere attivato un Master in didattica della Shoah, perché davvero la crescita degli studenti passa attraverso la formazione degli insegnanti.
Un appuntamento dal tono completamente differente invece quello di questa mattina a scuola, dove il ministro Profumo è stato accompagnato a visitare la scuola ebraica, incontrando prima i bambini della scuola dell’infanzia, che dopo averlo accolto cantando lo hanno portato a vedere i lavori appesi alle pareti, con una scioltezza sorridente che lo ha colpito e che ha ricordato con evidente piacere nel suo intervento finale. Scortato da una rappresentanza delle famiglie della scuola è stato poi accompagnato dalla direttirce delle scuole Sonia Brunetti in una visita alle diverse classi, a partire dalla prima primaria, dove il ministro ha assistito ad una lezione di matematica, svolta con il supporto della LIM, per poi proseguire dai bambini di quarta e quinta riuniti dove ha assistito ad un piccolo e divertente documentario da loro preparato in cui hanno intervistato i loro compagni di tutte le età su cosa faccia il ministro dell’Istruzione e quali consigli sia possibile dargli. Per poi sottoporlo ad un fuoco di fila di domande sul suo lavoro e sul suo ruolo. Una lezione d’inglese cantata e ballata ha nuovamente mostrato la partecipazione dei bambini, dopo una lezione di italiano centrata intorno alla Festa del libro che si svolge a scuola tutti i mesi. Il gruppo ha poi raggiunto i ragazzi delle medie che stavano lavorando tutti insieme sul tema del mascheramento, in preparazione di Purim. Un’occasione per mostrare come viene svolto il lavoro sulle fonti e come i ragazzi siano costantemente invitati a interrogarsi e ad approfondire. Un percorso che Francesco Profumo ha mostrato di apprezzare, invitando ancora, al momento dei saluti tutti i presenti a far sì che la scuola diventi un elemento catalizzatore, aperto allo scambio e alla collaborazione con la realtà esterna, per condividere il patrimonio di ricchezza ed esperienza dovuto anche alla presenza, all’interno delle sue classi, di bambini della comunità così come di bambini non ebrei, in una vera prova di integrazione ed apertura, punto di partenza di un confronto continuo e costruttivo.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(14 febbraio 2013)