Michail lo scienziato e il riscaldamento del pianeta

Nel museo del permafrost, nella città più fredda del mondo, al limite estremo della Siberia nord-orientale russa, un quasi anziano scienziato ebreo, Michail, conduce con umoristica rassegnazione le visite dei turisti sotto terra. Li guarda con talmudica tolleranza, ma con un seccato sorriso sovietico (sarà seccato col destino secolare che l’ha spedito, chissà quando, laggiù). E risponde, Michail, alle domande di una malcombinata comitiva sul temuto riscaldamento del pianeta: “Signori, qui per metri e metri sotto terra si è sempre a sette sotto zero; sopra terra d’inverno si arriva a meno cinquanta; se anche d’estate fa 35 invece di 33, non cambia proprio nulla. Baruch-hashem!”

Laura Salmon, slavista

(15 febbraio 2013)