Non è nel cielo

La maggioranza vince perché attraverso di lei si manifesta la volontà divina oppure prevale sulla divinità nel caso abbiano opinioni discordanti? C’è una bella differenza. Il noto passo talmudico (Bavà Metzià 59b) sembra sposare la seconda ipotesi, tant’è che la maggioranza si permette di zittire una voce divina ricordandole che la Torah non è nel cielo; in realtà nel seguito della vicenda la questione si complica, ma nel mondo ebraico italiano – dove il testo è citato continuamente, in ogni contesto, a proposito di ogni genere di argomento, da rabbini, studiosi, insegnanti, uomini e donne di ogni età, osservanti e non osservanti – quasi sempre la storia è raccontata solo fino al trionfo della maggioranza umana che provoca il sorriso divino. Mi sono chiesta spesso se il testo sia altrettanto amato in tutto il mondo ebraico o se noi italiani abbiamo qualche particolare ragione per averlo in simpatia; ho ipotizzato che forse lo citiamo così tanto perché ci teniamo a marcare la differenza con il mondo cattolico: noi siamo pluralisti – pensiamo – e loro hanno un papa che comanda; noicrediamo nel valore delle decisioni prese dagli uomini dopo una libera discussione, mentre per loro le votazioni a maggioranza (prima tra tutte quella per l’elezione di un papa) sono solo un mezzo attraverso cui si manifesta la volontà divina; il fatto che i papi una volta eletti non si dimettessero, come se non fosse possibile opporsi a questa volontà divina una volta che fosse statamanifestata, ci rafforzava in questa orgogliosa convinzione di essere diversi. Benedetto XVI in qualche modo ha affermato che la scelta se essere o non essere papa non è nel cielo. Forse ci ha un po’ spiazzati mostrandoci che le differenze, almeno su questo punto, non erano poi così marcate come credevamo, ma è un male? Forse la sua coraggiosa affermazione del valore della libera scelta umana è stata una lezione per tutti. E rende il nostro passo talmudico preferito ancora più attuale.

Anna Segre, insegnante

(15 febbraio 2013)