…Terracini

“Per somma ventura nostra, di uomini e di cittadini, nell’anno celebrativo del primo centenario dall’inizio delle lotte per l’indipendenza e l’unità italiana siede in Roma un’Assemblea rappresentativa di popolo, liberamente eletta”. Era il 1948, e si erano da poco conclusi i lavori dell’Assemblea Costituente di cui Umberto Terracini, l’autore di queste parole, era stato presidente. Nella rivendicazione orgogliosa della storia secolare del parlamentarismo italiano si rifletteva il modo di intendere il diritto di cittadinanza e le sue forme di rappresentanza come valore supremo a cui rimandare, a prescindere dagli orientamenti politici di riferimento. La forte rivendicazione espressa nell’associare le “lotte per l’indipendenza” dell’Italia ai lavori “dell’Assemblea Costituente, liberamente eletta” segnava la volontà di veder legate l’esperienza risorgimentale con il nuovo Parlamento che si avviava a dare il via alla vicenda dell’Italia repubblicana. La ricerca di una continuità storica fra le diverse esperienze di parlamentarismo in Italia aveva già suscitato l’interesse di Luigi Luzzatti che nel 1913 aveva proposto la ricerca e la pubblicazione per cura dell’Accademia dei Lincei degli atti delle assemblee costituzionali italiane dal Medioevo al 1831. E pochi anni prima, nel 1911, Camillo Montalcini, giurista di vaglia e dal 1907 primo segretario generale della Camera dei deputati, era riuscito a dare alle stampe i quindici volumi degli atti delle Assemblee del Risorgimento che comprendevano i documenti relativi ai parlamenti di Roma, Napoli, Venezia, della Toscana e della Sicilia. Terracini, Luzzatti, Montalcini, avevano orientamenti politici molto differenti fra loro. Tuttavia li univa il valore da dare all’idea di cittadinanza, che essi volevano leggere nel solco di una lunga tradizione italiana in cui la res publica era gestita da organismi elettivi, fossero essi parlamenti o assemblee costituenti. Era un’idea di matrice risorgimentale che affidava al cittadino le sorti della società civile attraverso il libero dibattito e l’esercizio del voto democratico che doveva superare le barriere costituite dalla divisione per ceti tipica dell’ancien régime, a cui si aggiungevano le limitazioni dovute all’appartenenza a differenti comunità religiose. Il Risorgimento aveva posto fine all’emarginazione civile e politica degli ebrei e li aveva voluti includere nelle nuove forme di cittadinanza allargata che molti fra gli stessi ebrei italiani avevano contribuito ad elaborare. Terracini, Luzzatti e Montalcini erano ebrei, ed erano figli di questa tradizione. La storia della presenza di ebrei nel Parlamento italiano non è ancora stata scritta, ma ho la netta impressione – a giudicare dal dibattito di questi giorni – che sarebbe giunto il momento di fare il punto della situazione.

Gadi Luzzatto Voghera, storico

(15 febbraio 2013)