Legge ebraica e problemi dell’informazione
È dedicato a “Legge ebraica e problemi dell’informazione” il seminario organizzato dal Collegio Rabbinico Italiano e dalla redazione del Portale dell’ebraismo italiano www.moked.it per i giorni 27 e 28 febbraio nella sede del Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in Roma.
I lavori sono aperti alla partecipazione di tutti i giornalisti iscritti alle Comunità ebraiche italiane e agli operatori dell’informazione impegnati in ambito ebraico e non ebraico. Fra gli argomenti che saranno affrontati, le principali regole di Halacha che possono riguardare il lavoro dell’informazione, alcune prospettive di Middot/Mussar (l’esigenza di giudicare gli altri favorevolmente e quella di esprimere una visione positiva della propria identità), spunti dalla storia ebraica e dalla vita di alcuni dei rabbini giornalisti che hanno segnato le vicende dell’ebraismo italiano. Ospiti della prima giornata rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, che interverrà su “Legge ebraica e impegno professionale. Cosa ci si attende da un ebreo giornalista”, e rav Alberto Moshe Somekh che terrà una lezione dedicata alle regole che probiscono la maldicenza e le attività lesive dell’onorabilità altrui (“Giornalismo, rechilut e lashon ha-rà”). Relatori della seconda giornata, il rabbino capo di Milano rav Alfonso Arbib (“Esigenze dell’informazione e requisiti del carattere: la risposta ebraica per un impegno professionale sulle vie del Mussar”) e il coordinatore del Collegio Rabbinico Italiano rav Gianfranco Di Segni (“I rabbini giornalisti nella storia degli ebrei italiani”).
“Si tratta della prima occasione – commenta Guido Vitale, coordinatore dei dipartimenti Informazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – di intraprendere un lavoro appassionante: quello di accordare l’esigenza di fare informazione ebraica in maniera professionale e non parrocchiale e il dovere di portare nella professione giornalistica la propria identità in maniera viva, compiuta e creativa. Di essere ebrei consapevoli impegnati sul fronte dell’informazione e non più soltanto giornalisti ebrei. In una situazione di profonde mutazioni e di grandi inquietudini nella società italiana e nel mondo ebraico in particolare, si tratta anche dell’occasione di comprendersi meglio. Di dialogare nel rispetto reciproco e nella consapevolezza che la Legge ebraica può e deve essere conosciuta e praticata in ogni momento del proprio itinerario tradizionale e che l’etica professionale giornalistica può e deve essere comunicata senza ambiguità e mediante comportamenti trasparenti al nostro pubblico e ai nostri Maestri”.