Rabbini – Le altre elezioni d’Israele

Ancora non si è placato l’eco delle votazioni per il Parlamento israeliano. Un’eco (o forse un rumore) tanto forte, da far passare sotto traccia il fatto che si terranno a breve delle altre elezioni. Di tutt’altro genere, eppure altrettanto, e forse ancora più fondamentali per dare forma all’identità israeliana del prossimo futuro: alla fine della primavera 2013 scadrà il mandato decennale dei due rabbini capo di Israele, l’ashkenazita Yona Metzger e il sefardita Shlomo Amar. E la vera novità sta nel fatto che per la prima volta potrebbe essere scelto per ricoprire l’incarico un rabbino non proveniente dal mondo haredì. Una novità che rappresenterebbe una svolta epocale, e che potrebbe essere favorita anche dall’esito delle urne, con due dei partiti più influenti, Yesh Atid e Habayit Hayehudi, che premono entrambi per il ridimensionamento dell’influenza dell’ebraismo haredì nella vita pubblica. La nascita della carica di rabbino capo della nazione va fatta risalire alla dominazione turca: il rabbino capo di Costantinopoli costituiva il rappresentante degli ebrei davanti al sultano. Nel 1921, sotto il Mandato britannico, vennero nominati per la prima volta un rabbino capo ashkenazita e uno sefardita. Il potere del rabbinato centrale venne però sancito definitivamente da un accordo tra David Ben Gurion e i partiti religiosi nel 1947, accordo che stabiliva la giurisdizione sulle questioni legate allo status personale, compresi matrimoni, divorzi e funerali e sui problemi legati a temi religiosi, come la kasherut. Nel corso dei decenni successivi le cariche sono sempre state ricoperte da rabbini haredim. Ma nelle scorse settimane ha lanciato la sua candidatura il rabbino David Stav (nell’immagine), che guida l’organizzazione modern orthodox Tzohar. Obiettivo fondamentale del suo progetto quello di riavvicinare il rabbinato alla società israeliana. La cattiva gestione dei nodi riguardanti il diritto di famiglia, secondo rav Stav, contribuiscono ad allontanare sempre più la popolazione israeliana laica dalle tradizioni, con un grave rischio di disgregazione. “Nel 2010, 9mila 300 coppie su 36 mila hanno scelto di sposarsi all’estero, a Cipro, a Burgas e a Praga – ha fatto notare al quotidiano Israel Hayom (in Israele non esistono le nozze civili) – Di questo passo, fra vent’anni la maggioranza degli israeliani non sarà sposata secondo il rito religioso”. Se per il posto di rabbino capo sefardita per ora viene data probabile la riconferma di Shlomo Amar, per quello di rabbino capo ashkenazita sono molti i nomi già circolati, tra cui quelli di rav Yaakov Shapira e rav David Lau, entrambi figli di precendenti guide del rabbinato centrale (rispettivamente rav Avraham Shapira dal 1983 al 1993 e rav Yisrael Lau dal 1993 al 2003). Tzohar però è decisa a dare battaglia: intensissima la campagna per promuovere la candidatura di rav Stav. Essendo il rabbino capo scelto da un comitato di 150 pubblici rappresentanti, tra politici e rabbini, l’opinione pubblica potrebbe non essere così influente. Eppure rav Stav starebbe ottenendo dei successi notevoli: l’americano The Jewish Forward riporta che sarebbe già in essere un accordo di reciproco sostegno con rav Amar. Le sfide che rav Stav mette in evidenza nelle sue interviste ai media israeliani sono numerose: dal garantire a tutti la possibilità di divorziare in modo efficiente e rispettoso, alla questione della kasherut, che nel parere di rav Stav andrebbe privatizzata, dal tema delle conversioni (“non possiamo dire a chi arriva in Israele e non ha i documenti che ne attestino l’appartenza ebraica secondo l’Halakhah che deve arrangiarsi, dobbiamo offrire il nostro supporto”), a quello delle sepolture (“se non permettiamo alle donne di pronunciare gli elogi funebri, non possiamo stupirci che aumentino i funerali celebrati con rito civile”). Il rabbinato risponde alle critiche colpo su colpo. Bisognerà aspettare qualche mese per sapere se la svolta arriverà: certo è che il futuro dello Stato ebraico passa anche da queste elezioni.

Rossella Tercatin, Pagine Ebraiche, marzo 2013 twitter @rtercatinmoked

(24 febbraio 2013)