Rabbini – “Serve qualcuno che sappia stare vicino alla gente”

Siamo alle porte della rielezione del Rabbinato centrale di Israele. Serve una rinascita spirituale. Serve un rinnovamento etico.
Credo che il mondo rabbinico di oggi abbia bisogno di un “nuovo chassidismo”, il mondo rabbinico è in preda alla “politica”: si è soliti incolpare la filosofia antireligiosa dell’eclissi della religione nella società moderna. Sarebbe invece più onesto incolpare alcune autorità rabbiniche dei loro propri insuccessi. Quando la religione parla solo in nome dell’autorità piuttosto che con la voce della compassione, è proprio allora che il suo messaggio diventa privo di significato. Diceva il Kotzker Rebbe: quale è la differenza profonda tra un vero Chassid e un Mitnaghed? Un buon Chassid ha amore di D-o, un Mitnaghed ha solo timore dello Shulchan Aruch.
Lo spirito della Torah (“aggadà”) è unito e legato alla legge della Torah (“halachah”). La svalutazione della “aggadà” è un segno della mancanza di un interesse genuino per i problemi spirituali dell’ebreo. Dovunque si trova disprezzo per la “aggadà”, là c’è anche un impoverimento della “halachah”. Soprattutto in alcuni circoli rabbinici dell’ortodossia moderna molti ne hanno sottovalutato la portata spirituale. Del resto, anche l’Illuminismo ebraico apprezzava ben poco lo studio della “aggadà”, e con esso gli intellettuali della riforma.
Cosa dovrebbe trasmettere questo ritorno al “chassidismo”? Che non si deve amare la comodità intellettuale, la cattedra, ma preferire la vicinanza con gli ebrei lontani, gli ebrei tormentati, quelli che vegliano, gli ostinati, coloro che hanno una grande voglia di essere ebrei, coloro che vogliono sopravvivere a tutto e nonostante tutto.

Paolo Sciunnach, rabbino

(24 febbraio 2013)