Il giorno dopo
All’indomani delle elezioni, e del loro alquanto inatteso esito, appare assai diffuso, tra i cittadini italiani, un senso di grande incertezza, smarrimento, quando non, addirittura, di paura. L’incertezza di chi, dopo mesi di aspra competizione, non vede altro approdo se non quello di un Paese ingovernabile, in un quadro di generale livore, frustrazione e confusione; lo smarrimento di chi poco sa delle prossime mosse dei competitori, e spesso anche di quelle della propria parte; la paura che il futuro possa essere ancora più fosco e spinoso del già tanto affannoso presente. Delusione, amarezza, recriminazione abbondano tra le fila di coloro che, sia pur di poco, hanno vinto, mentre baldanzosa soddisfazione, invece, quando non vera e propria euforia, animano coloro che paiono invece destinati a un ruolo di opposizione. E già questo dà il segno, in modo assai eloquente, del carattere frustrante, implosivi, irrazionale dell’esito della competizione. Una maggioranza sconfitta e un’opposizione trionfatrice: l’eterna anomalia italiana si arricchisce di una nuova chicca, una perla non di coltivazione. Sarà possibile recuperare, o costruire, nelle nuove Camere, pur nelle differenti posizioni assegnate ai vari partiti e movimenti, un minimo di linguaggio comune, di condivisione di valori di fondo, di senso di appartenenza a una comunità? Sono domande a cui appare difficile rispondere. O, forse, si preferisce non rispondere, per non dare una risposta sincera.
Per quanto riguarda la difesa dei valori di libertà, laicità, pluralismo, rispetto della dignità umana – al cui interno, a nostro avviso, si inscrive la salvaguardia della tutela e della crescita dei valori dell’ebraismo -, anch’essa pare poggiare, oggi, su un terreno instabile, sdrucciolevole. Così come la solidarietà e l’amicizia verso lo Stato d’Israele, che, alquanto tiepida nel disciolto Parlamento, potrebbe verosimilmente risultare, nel nuovo quadro politico, ulteriormente ridimensionata. Un augurio sincero di buon lavoro a tutti i parlamentari, anche a coloro che, per la loro provenienza politica, avrei preferito non fossero eletti. Congratulazioni, in particolare, agli eletti ebrei, e un sentito ringraziamento a coloro (come in particolare, Fiamma Nirenstein) che, dopo un eccellente lavoro svolto nella precedente legislatura, hanno scelto di tornare alle loro professioni. E un apprezzamento, per avere accettato di mettersi in gioco in un momento così difficile, anche a tutti coloro che, in quest’occasione, hanno mancato l’obiettivo (fra cui, in particolare, mi permetto di menzionare la giovane Sharon Nizza, che avrebbe certamente dato un grande contributo tanto come italiana quanto come israeliana, e la cui candidatura è stata fatta oggetto di critiche che mi sono sembrate, francamente, ingiuste).
Francesco Lucrezi, storico
(27 febbraio 2013)