Ticketless – Ragazzi che invecchiano
Scrivo questo Ticketless in treno, a urne aperte. Per fortuna mi trovo lontano dalla Stazione Centrale e da Milano dove in queste settimane di campagna elettorale si è fatto gara a chi la sparava più grossa. Non sono in grado di verificare se l’esito delle votazioni sarà un nuovo 25 aprile, come Dario Fo, in colbacco “purimesco”, ha auspicato in Piazza Duomo prendendo parte al comizio di Grillo. La Liberazione che il ragazzo Fo auspicava nel 1943 era altra cosa rispetto a quella per la quale morivano i partigiani. Per fortuna non sono invecchiati tutti allo stesso modo i ragazzi di Salò. Roberto Vivarelli chiude in queste settimane con il terzo tomo, presso il Mulino, la sua imponente “Storia delle origini del fascismo”. Circa un migliaio di pagine, dimostrazione concreta di come uno storico serio sappia fare, se vuole, i conti con i propri giovanili errori. Considero Vivarelli
uno dei maggiori studiosi del fascismo. Lo avevano già notato, senza pregiudizi ideologici, Sandro Galante Garrone e Silvio Ortona, partigiano comunista ebreo, che nella battaglia di Masino (1944) si era trovato a combattere contro i giovani repubblichini. Anni fa, Vivarelli mise fuori una memoria autobiografica che suscitò reazioni indegne di un paese civile. “Il manifesto” uscì con una recensione che avrebbe potuto essere firmata da Farinacci. Silvio Ortona scrisse invece, pochi mesi prima di morire, un articolo indimenticabile. Di Vivarelli il Mulino sempre in questi giorni stampa una lezione tenuta in occasione del 150.mo anniversario dell’Unità d’Italia (“Italia 1861”). Ritengo che la lezione possa essere utile a chi s’occupa di storia degli ebrei nell’800. Trenta pagine dove si descrive la fragilità di noi italiani, la difficoltà che sempre abbiamo dimostrato a diventare cittadini liberi, la nostra leggerezza nel lasciarci incantare dagli incantatori di ieri e di oggi.
Alberto Cavaglion
(27 febbraio 2013)