Benedetto XVI…
Il commiato del papa ha di nuovo puntato i riflettori sul mondo ebraico. E’ stato chiesto a vari rabbini di valutare questo pontificato e non poteva passare sotto silenzio l’ultimo episodio, piuttosto rilevante, in cui alla fine di dicembre Benedetto XVI aveva pubblicamente citato, lodandole, le argomentazioni del rabbino capo di Francia, Gilles Bernheim, che era intervenuto nel dibattito francese sull’omoparentalità. Qualcuno ha visto in questo episodio la realizzazione di uno scenario inconsueto e solo da qualcuno bene atteso, quello della convergenza delle religioni su obiettivi di comune interesse nella vita pubblica, che questa volta riguardava un tema particolarmente controverso. Ma le interpretazioni possono essere differenti. Personalmente ho sottolineato che la convergenza sistematica non è possibile, dato che non la pensiamo allo stesso modo su tanti temi, quindi bisogna vedere di che si tratta. Il rabbino Bernheim, direttamente coinvolto, è andato oltre. Alla domanda se “Le religioni devono prendere parte assieme ai dibattiti della società?” ha risposto: “No. Perché le religioni non sono travasabili le une nelle altre. E non lo diventano di più nella costituzione di fronti unitari. Riguardo al matrimonio fra persone dello stesso sesso e l’omoparentalità, ogni religione ha contribuito al dibattito con i propri argomenti, i propri punti di riferimento e la propria sensibilità. …la scelta di Benedetto XVI … ritengo anche che costituisca, in questa fase delle nostra relazioni, un’eccezione. Alcuni avrebbero amato l’idea di una coalizione di religioni e alcuni avrebbero così potuto utilizzare o ridicolizzare tale coalizione come un blocco reazionario, per sua natura opposto ad ogni cambiamento. Ma la realtà è plurale, più fine e più sottile.” Quindi secondo rav Bernheim (che forse ha trovato un modo diplomatico per nascondere l’imbarazzo di parlare e di trovare alleati in una questione che lacera le coscienze), le religioni devono intervenire nei dibattiti della società, ma non insieme. Ho in mente la foto storica che ritrae Abraham Joshua Heschel che marcia insieme a Martin Luther King e altri leaders politici e religiosi, nella battaglia per i diritti civili dei neri. Heschel era un grande saggio, non ortodosso, ma in quel momento la maggioranza degli ebrei si sentiva da lui rappresentata. Certo non si può paragonare quella battaglia ad altre dei nostri giorni. Ma davvero non è possibile costituire “fronti unitari”? E non è ancora risolta una domanda preliminare: possono e devono le religioni intervenire nelle scelte politiche? Molti dei politici che conosciamo la risposta, cinica e non di principio, ce l’hanno: dipende da quello che dite. Ma noi che diciamo?
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
(1 marzo 2013)