…rappresentanza

Da qualche anno sono chiamato a partecipare a un’iniziativa di dialogo interreligioso. Un cristiano, un ebreo e un musulmano devono commentare dalla loro prospettiva un brano della Bibbia, che è incluso nella liturgia cattolica delle domeniche precedenti la pasqua. L’idea è quella di porsi all’ascolto dell’altro, e a me pare una buona occasione per conoscere e per farsi conoscere. Il problema tuttavia si pone sulla questione della rappresentanza. Sia io, come ebreo, sia gli altri dialoganti, non rappresentiamo in realtà nulla sul piano formale e gerarchico. Nel nostro mondo ebraico la gerarchia semplicemente non c’è (ne è un buon esempio il dibattito degli ultimi giorni fra i rabbini italiani e israeliani), per cui io mi trovo nella condizione di “rappresentare” solo nel senso di “mettere in scena” una delle possibili interpretazioni che di quel passo biblico si potrebbero tentare nella prospettiva della tradizione ebraica. E’ una prova di metodo, utile forse più a me che a chi mi ascolta. E’ comunque un’ottima occasione, che colgo volentieri, per mettermi nella prospettiva dello studio, caricato comunque della responsabilità tutta ebraica di studiare almeno un pochino ogni giorno.

Gadi Luzzatto Voghera, storico

(1 marzo 2013)