Shechem, simbologia di un luogo speciale
Grande festa al Collegio Rabbinico Italiano per la discussione della tesi di laurea dedicata a “Shechem, ovvero da quale parte occorre stare in questo mondo” presentata da Massimiliano Ariel Boni. Giunto alla terza laurea dopo giurisprudenza e filosofia, Boni – che è funzionario alla Corte Costituzionale e autore del romanzo La parola ritrovata (ed. Giuntina) – ha scelto di sviluppare una riflessione incentrata sulla località biblica di Shechem e sulla valenza simbolica di molti avvenimenti che vi sono accaduti nel corso dei secoli. Suddivisa in sei capitoli, l’opera ha avuto come relatore il rav Benedetto Carucci Viterbi e come correlatori rav Alberto Piattelli e rav Amedeo Spagnoletto. Ad integrare la commissione il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni e la coordinatrice del corso di laurea Myriam Silvera. Boni ha completato il proprio percorso di studi con il massimo dei voti: 110 e lode.
“Shechem – spiega l’autore – sembra essere un luogo non casuale nella storia ebraica. In particolare è lì che avvengono episodi spesso carichi di violenza. Di solito questi avvenimenti rimangono vividi nella memoria del lettore per il fatto che si compie o per le persone che ne sono autori (o vittime). Non sempre, invece, viene da far caso che questi episodi accadono tutti nello stesso luogo. L’idea che ho provato a sviluppare in questo studio è che i fatti che accadono a Shechem e le persone che ne sono interessate si trovino lì non per caso. L’ipotesi da verificare allora è che il testo, grazie soprattutto a chi lo ha interpretato e interrogato, sveli un significato ulteriore. Insomma, l’interrogativo cui rispondere è se proprio il luogo, quel luogo, sia il protagonista, se cioè esso abbia una valenza simbolica”.
(6 marzo 2013)