Ticketless – Angrogna
Con fatica, il treno arriva a Torre Pellice, capitale dell’Israele delle Alpi. Fino ad Angrogna non sale. Percorre una linea che frequentavo assiduamente, quando ero studente universitario. Salivo fin lassù, quasi ogni 17 febbraio, per vedere i fuochi che illuminano le vallate e ricordano lo Statuto che fece ebrei e valdesi liberi cittadini. La foto qui accanto l’ho avuta dagli amici della Libreria Claudiana di Torino. Mi dispiace non averla scattata io, tornerei volentieri ad Angrogna. Non ho mai smesso di chiedermi perché gli ebrei italiani dell’800, a differenza dei valdesi, non abbiano mai considerato un fausto evento i decreti di emancipazione. Devo riconoscere che ho sempre provato un pizzico d’invidia per la democrazia “dal basso” delle comunità valdesi. Miegge, Rochat e altri storici del protestantesimo mi hanno insegnato che nemmeno i valdesi hanno lesinato il loro consenso al fascismo, posso sbagliarmi, vorrei sbagliarmi, ma continuo a pensare che la fragilità che le comunità ebraiche hanno dimostrato fra Otto e Novecento, la loro scarsa democrazia “dal basso”, percepibile ancora ai nostri giorni, sia anche la conseguenza del fatto che i nostri antenati, con eccezioni tanto più ragguardevoli, ma pur sempre eccezioni, al di là delle consuetudini sinagogali di facciata e le innumerevoli preghiere in ebraico composte per Carlo Alberto, non hanno mai considerato l’emancipazione dal ghetto come un fausto evento.
Alberto Cavaglion
(6 marzo 2013)