Il senso della Torah, il senso del mondo
Una volta un ebreo andò da Rabbi Menachem Mendel di Kotzk con un problema: “Rebbe, ho dei pensieri tremendi”. “E allora?”. “Ho paura di esprimerli. Mi vergogno di avere pensieri del genere. Neppure l’inferno sarebbe un castigo sufficiente per tali pensieri”. “Tirali fuori, dimmi”. “Che disgraziato sono mai io! Talvolta penso che non vi sia né giudizio, né Giudice, che il mondo sia senza Torah, D-o mi perdoni”. “Perché mai te ne preoccupi?”. “Ma come? Se non ci fosse né giudizio, né Giudice, che scopo avrebbe il mondo intero?”. “Se il mondo non ha scopo, che cosa ti riguarda?”. “Maestro, se il mondo non ha scopo, a che cosa serve la Torah?”. “Ma perché ti devi preoccupare tu, se la Torah non serve a niente?”. “Guai a me, Rebbe. Se la Torah non serve a niente, allora l’intera vita è senza senso! Questo mi preoccupa enormemente”. Il Rebbe gli rispose allora: “Se sei tanto preoccupato, vuol dire che sei un vero ebreo, un ebreo onesto, e un ebreo onesto può pensare quello che vuole”. Non ci è dato di capire tutte le vie di D-o. Non sta a noi “terminare l’opera” di D-o, ma ci viene richiesto di collaborare con D-o, di fare la nostra parte, per portare il “regno di D-o sulla terra”. Questo implica impegno da parte nostra nonostante questo a volte possa sembrare insensato.
Paolo Sciunnach, rabbino
(8 marzo 2013)