Roma rende omaggio a Libeskind

La fila arriva fino alle porte della scuola ebraica. Segno tangibile dell’entusiasmo con cui Roma accoglie la prima esposizione dedicata ai disegni architettonici di Daniel Libeskind in mostra all’Ermanno Tedeschi Gallery. Una fiumana di gente, che continuamente affluisce da tardo pomeriggio a ora di cena. Sono in molti a intrattenersi con il maestro, archistar di fama internazionale e padre di opere che hanno lasciato il segno come il nuovo Ground Zero e il Museo ebraico di Berlino. Alle pareti cinquantadue disegni originali risalenti a otto diversi progetti realizzati nel corso della sua lunga carriera. È questo, visitabile fino al prossimo 30 aprile, il primo prestigioso step di un piccolo tour che animerà le gallerie di Ermanno Tedeschi nei prossimi mesi. Prima con gli appuntamenti di Milano (maggio) e Torino (settembre). Successivamente a Tel Aviv (novembre) e, nel 2014, a New York con un grande evento conclusivo.
Nato a Lodz (Polonia) nel 1946, Libeskind – da sempre molto attivo anche in Italia (si pensi ad esempio al progetto di conversione dell’area fieristica di Milano) – è protagonista della grande intervista del mese pubblicata sul numero di marzo di Pagine Ebraiche. “Ground Zero, dal mio punto di vista – spiega a Daniela Gross – deve diventare uno spazio totalmente dedicato alla memoria in cui la gente può stare insieme e condividere una storia concreta. In questo approccio vi è, dal mio punto di vista, una sensibilità profondamente ebraica: una dimensione della memoria che non ha nulla di astratto ma è profondamente intrisa di vita e di emozione”.

(Nell’immagine Daniel Libeskind con l’architetto Luca Zevi)