Milano – Israele, la politica e la sinistra

Una sala così piena nella Comunità ebraica di Milano non si vedeva da parecchio tempo. Protagonisti dell’appuntamento organizzato dal Progetto Kesher nell’Aula magna della scuola il direttore di RCS Libri Paolo Mieli, la giornalista e parlamentare uscente Fiamma Nirenstein, e il giornalista Stefano Jesurum, moderati dal rav Roberto Della Rocca, direttore del Dipartimento educazione e cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e di Kesher. Complice del grande interesse suscitato dall’incontro una tematica che da tanti decenni fa discutere l’ebraismo italiano: il rapporto tra Israele e la sinistra. Un rapporto definito “altalenante” da rav della Rocca che ha introdotto la serata spiegando come la questione si sia sempre posta in modo fondamentale per gli ebrei italiani, perché imprescindibile è il loro legame e confronto con lo Stato d’Israele.
I relatori hanno offerto, ciascuno partendo dalla propria visione, un breve excursus storico dei momenti salienti: la naturale saldatura tra ebrei e movimenti della sinistra (e poi anche neonato Stato di Israele) all’indomani del conflitto mondiale e delle devastazioni nazifasciste, l’influenza delle posizioni dell’Unione sovietica nel quadro mediorientale, che si appiattirono ben presto verso un acritico appoggio ai paesi arabi e poi alla causa palestinese, trascinandosi dietro i Partiti comunisti del mondo, compreso quello italiano, poi l’anno del dolore, il 1982, con la guerra del Libano e quella manifestazione dei sindacati che depose una bara davanti alla sinagoga di Roma. In cui, pochi giorni dopo, terroristi palestinesi compiranno una strage. E da allora un lento lavoro di riavvicinamento, su impulso in particolare di alcuni leader della sinistra italiana, da Giorgio Napolitano a Piero Fassino, che ha portato oggi a un miglioramento della situazione, con tuttavia molti punti ancora da risolvere.
Parlando di storia, Paolo Mieli ha ricordato come quando si parla di questione israelo-palestinese, essa sia troppo spesso drammaticamente ignorata. Tanti gli esempi citati, uno su tutti, il fatto che tra il 1947 e il 1967 i territori che formavano il nucleo di quello che oggi si aspira diventi lo Stato palestinese furono occupati da paesi arabi, e nessuno ne parlò, né protestò o rivendicò la restituzione ai palestinesi, cui le Nazioni Unite avevano affidato quelle terre nel 1947. “Due sono le sfide che lancio alla sinistra di oggi, per poter affermare che la situazione si è davvero riequilibrata. Prima di tutto la capacità di dire, riguardo a una controversia, almeno una volta, che ha ragione Israele. Perché se si dà ragione a una delle due parti sempre, il 100 per cento delle volte, non si può pensare che ci si ponga in modo intellettualmente onesto. In secondo luogo, quando si guarda alla causa palestinese, quella di sapersi indignare per tutti i morti: perché il regime di Assad ha ucciso centinaia di palestinesi, ha di recente bombardato il profughi palestinese dello Yarmuk, senza che nessuno dicesse nulla”.
Uno spunto offerto da Jesurum è stato invece quello dell’impegno di chi costantemente negli anni si è speso per avvicinare i due mondi, la sinistra e Israele, e della lacerazione che ha comportato questa appartenenza, anche nel cercare al contempo di porre interrogativi all’interno del mondo ebraico.
“E’ vero che tra sinistra e Israele i rapporti sono migliorati. Come vicepresidente della Commissione Affari Esteri ho organizzato tante iniziative sempre perfettamente bipartisan”, ha spiegato Fiamma Nirenstein, che è poi tornata sul recente dibattito che ha animato l’ebraismo italiano nel periodo italiano pre-elettorale: “Io voglio dire che l’ebraismo e la Torah, non sono di destra, né di sinistra”. Nirenstein ha poi affrontato diversi temi, dal ruolo problematico dell’Onu che attraverso una maggioranza di Stati non democratici persegue un’azione di delegittimazione nei confronti di Israele, alla questione Beppe Grillo e Movimento Cinque Stelle, che si sono resi protagonisti di una serie di gravi affermazioni anche di stampo antisemita. Una preoccupazione, quella nei confronti di Grillo, condivisa da tutti i relatori. “Che nella sinistra, nel mondo italiano, qualcuno chieda a Grillo di ritrattare le sue parole – ha chiesto con forza Paolo Mieli – perché non sono questioni che possono essere lasciate a margine di un’alleanza”. 
A Mieli anche la parola di chiusura sulla serata, dopo un vivace dibattito del pubblico in sala (presenti tra gli altri il presidente della Comunità ebraica Walker Meghnagi, il vicepresidente UCEI Roberto Jarach e vari consiglieri di entrambe le istituzioni): tra i temi affrontati dal pubblico l’approccio nei confronti dell’ebraismo di figure come Rosa Luxemburg e Carl Marx, le posizioni su Israele di vari esponenti del mondo politico italiano contemporaneo, ma anche la storia del dibattito in seno allo stesso mondo ebraico. 
“E’ bello ritrovarsi a una serata in cui la gente parla in modo così appassionato degli ideali di Rosa Luxemburg, e di questo penso si debba essere orgogliosi – ha affermato Mieli – Allo stesso tempo ritengo che in un contesto come questo sia bene lasciare da parte le proprie personali passioni politiche e riflettere sui fenomeni in modo trasverale, come in questo momento ritengo andrebbe fatto sul tema Grillo”.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked

(12 marzo 2013)