…dialogo
“Plaza de torso”, scriveva Giorgio Israel su Shalom il 13 febbraio citando Ugo Volli a proposito dello stile di certe polemiche in corso sulla stampa ebraica italiana. “Torso” nel senso del torace muscolare del rozzo rivale? O forse nel senso di ciò che rimane di una succosa idea dopo che è caduta nelle fauci da piraña dell’avversario? O, forse, un miserabile refuso tipografico? Resta il fatto che in questi ultimi mesi sulle pagine elettroniche e cartacee sponsorizzate dalle istituzioni comunitarie in Italia sembra si sia perduto qualcosa nella cultura del dibattito che dovrebbe invece essere una delle prerogative più preziose del popolo della Torah e soprattutto della Mishnah e del Talmud. Se uno dissente dall’altrui convinzione, possono succedere varie cose. La prima è venir ingiuriato dall’altro. Oppure, essere dichiarato manifestamente inferiore. O essere censurato, mutilato, “editato” dalla controparte. Oppure, ribaltando la strategia, andarsene e rifiutare ostentatamente di far udire la propria voce nel dialogo pluralista. O magari sentenziare: il pluralismo non è quello tuo ma è quello mio, e te lo definisco io. O, infine, esigere che lo strumento del dialogo pluralista venga soppresso e messo a tacere per sempre. Sei proposizioni diverse, eppure tutte e sei esplicitamente manifestate da autori con nome e cognome nel dibattito di questi ultimi tempi. Dibattito di voci diverse e su temi diversi (ma tutti dai contenuti molto politici), che non poteva certo pretendere di coagulare il consenso perfetto, ma poteva per lo meno aspirare a un costruttivo scambio e confronto di opinioni diverse, lontano dal monologo. Ma allora è impossibile il dialogo? No, il dialogo è non solo fattibile, ma necessario. Al di là dei molti dissensi, credo sia ancora possibile identificare un solido nucleo di idee e di necessità condivise. Ed è quindi necessario riabituarsi (o apprendere) a scambiare e ad ascoltare idee diverse, seduti con rispetto reciproco attorno allo stesso tavolo, o alla stessa pagina di comunicazione, o allo stesso blog. Anche in vista di ciò che si prospetta all’orizzonte dell’Italia e dell’ebraismo italiano.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme
(14 marzo 2013)