Israele – C’è la firma per il nuovo governo
Yesh Atid e Habayit Hayehudi hanno firmato l’accordo per entrare nella coalizione di governo a pochissime ore dal termine ultimo del mandato di Netanyahu.
Giovedì mattina sembrava che tutto fosse risolto. Che Likud-Beytenu, Yesh Atid e Habayit Hayehudi avessero trovato il compromesso per formare il governo e che la firma ufficiale dell’accordo di coalizione rappresentasse soltanto una formalità. E invece, poche ore dopo, un nuovo inciampo: la scelta di Benjamin Netanyahu di non assegnare a Yair Lapid e Naftali Bennett il titolo di vice primo ministro. Una carica onorifica senza alcun potere collegato, che secondo le indiscrezioni però la moglie del premier Sarah avrebbe convinto Bibi a non concedere all’odiato Bennett, già capo dello staff di Netanyahu dal 2006 al 2008, mandato via proprio a causa dei dissapori con lady Netanyahu. E così i negoziatori di Habayit Hayehudì hanno disertato i colloqui per tutto il pomeriggio, gettando nuovamente il paese nell’incertezza. Incertezza che oggi è stata dichiarata superata: Lapid e Bennett non saranno vice. In cambio Habayit Hayehudì riceverà la guida del gruppo sulla concentrazione della ricchezza e la concorrenza del mercato, e quella della commissione congiunta della Knesset incaricata di redigere la legge per l’arruolamento dei haredim.
A poco più di 24 ore dalla scadenza dell’incarico dunque i nodi sembrano sciolti e si può scrivere la parola fine a quella che si è rivelata una vera e propria saga politica. Dalle elezioni sono trascorsi quasi due mesi. I 28 giorni concessi a Bibi per aggregare la maggioranza sono stati conformemente alla legge estesi di altri 14. Al termine dello Shabbat Netanyahu presenterà al presidente Shimon Peres il nuovo esecutivo, che dovrebbe insediarsi il prossimo lunedì, a due giorni dall’arrivo nello Stato ebraico di Barack Obamae. Il presidente degli Stati Uniti nelle scorse ore è apparso in un’intervista al canale israeliano Arutz 2, “Il mio obiettivo per questo viaggio è ascoltare” ha dichiarato in riferimento a una possibile ripresa del processo di pace, e riconoscendo la difficoltà della situazione. Un’intervista in cui Obama ha parlato anche di Iran, che secondo il presidente Usa arriverà all’arma atomica in un anno, e che gli Stati uniti fermeranno ad ogni costo, anche se dovessero fallire le vie diplomatiche, ha promesso.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(15 marzo 2013)