Vaticano – Il papa del dialogo
Un futuro di dialogo. È quello che prospetta oggi l’Osservatore Romano, organo ufficiale della Santa Sede, nel registrare le reazioni pervenute dal mondo ebraico e dalle comunità musulmane in seguito alla nomina di papa Francesco alla guida della Chiesa. Un taglio che è pressante nelle riflessioni di molti commentatori sulla stampa nazionale anche alla luce della lettera inviata dal pontefice al rabbino capo rav Riccardo Di Segni la sera stessa della sua elezione.“Confidando nella protezione dell’Altissimo – scrive Bergoglio – spero vivamente di poter contribuire al progresso che le relazioni tra ebrei e cattolici hanno conosciuto a partire dal Concilio Vaticano II, in uno spirito di rinnovata collaborazione e al servizio di un mondo che possa essere sempre più in armonia con la volontà del Creatore”. Parole che sono state accolte con emozione dal rav Di Segni, invitato a partecipare alla cerimonia di inaugurazione del pontificato, martedì prossimo in San Pietro, insieme al presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e al presidente della Comunità ebraica capitolina Riccardo Pacifici. Sul Corriere Paolo Conti, in un editoriale intitolato Il pastore e i diritti, sottolinea come uno dei segnali più forti del buon avvio di Bergoglio sia proprio nel gesto di amicizia e condivisione compiuto verso la più antica comunità della Diaspora.
Si arricchisce intanto di aneddoti ecumenici l’esperienza di papa Francesco come arcivescovo e come capo della Conferenza episcopale argentina. Una vicinanza confermata dai fatti: non soltanto le suggestive immagini dell’accensione del quinto lume della Chanukkiah lo scorso dicembre a Buenos Aires (il video è fruibile sulla home del portale dell’ebraismo italiano), ma anche una serie di impegni di grande significato che hanno costellato la sua lunga missione ecclesiastica. Gli incontri in sinagoga per Rosh haShanah, i ripetuti colloqui con i leader ebraici nella struttura sorta sulle macerie dell’Associazione Mutualità Israelita Argentina colpita nel 1994 dai terroristi di Hezbollah; gli appelli pubblici sottoscritti per non condannare all’oblio quella terribile carneficina. E ancora il lavoro svolto al fianco di Israel Singer, già presidente del Congresso ebraico mondiale, per l’iniziativa di sostegno ai poveri e alle fasce meno abbienti della popolazione che va sotto il nome di Tzedakà. Impegno interreligioso che si richiama a uno dei massimi doveri ebraici e che, negli anni della grave crisi economica-finanziaria, ha permesso di alleviare le sofferenze di migliaia di cittadini. Raggiunto nelle scorse ore da Jta, Singer ha affermato: “Bergoglio ha una parola per tutti e non si pone mai su un piano differente da quello del suo interlocutore. Un compito solenne come quello di capo della cristianità sarà una sfida non facile da assolvere per una persona con un carattere come il suo”.
(Nell’immagine Jorge Mario Bergoglio insieme al leader del Congresso ebraico dell’America Latina Claudio Epelman in occasione di un recente colloquio svoltosi a Buenos Aires)
a.s – twitter @asmulevichmoked
(15 marzo 2013)