La dialettica talmudica

Se per arrivare a una elaborazione sviluppata filosoficamente del concetto della pluralità di opinioni nella storia della filosofia occidentale dobbiamo attendere fino al 1700, gli ebrei, nel Talmud, almeno due millenni prima, avevano già individuato la pluralità come principio fondamentale di tutta la Torah. La Dialettica, in quanto far leva sulle contraddizioni latenti in una certa tesi, può farsi risalire ai paradossi di Zenone di Elea; ma come arte del dialogo e della discussione (dialéghesthai, da cui la parola ‘dialettica’, significava in greco antico ‘discutere’, ‘dialogare’), volta non solo a un esito critico e demolitore di determinate teorie, essa fu valorizzata da Socrate e da Platone. Per i due filosofi greci la dialettica è finalizzata al raggiungimento di una verità condivisa dai partecipanti a una discussione mediante un gioco di domande e risposte, e in tal senso essa si distingue dall’eristica, che è l’abilità di prevalere nelle contese verbali. Platone, inoltre, attribuì alla dialettica il significato di conoscenza filosofica, intesa come studio delle relazioni che intercorrono fra le molteplici idee e come analisi del loro rapporto con l’idea del Bene. In questa prospettiva, la dialettica platonica consta di due momenti: quello che per via di unificazione dalle cose sensibili (i molteplici individui) risale all’idea (ad esempio di uomo), e poi ancora dalle molteplici idee a quelle più generali ancora (ad esempio di animale), e il procedimento opposto, che attraverso una serie di divisioni dei diversi generi perviene all’idea particolare (o ‘specie’: ad esempio partendo dall’idea generica di animale, attraverso le divisioni fra terrestri e acquatici, volatili e pedestri ecc., si perviene all’idea specifica di uomo). La Dialettica di Platone e Aristotele si fonda sul principio di “non contraddizione” e sul principio del “terzo escluso”. Se una affermazione è vera, l’altra deve essere necessariamente falsa e vice versa.
La dialettica talmudica parte da presupposti completamente differenti: se una affermazione è vera anche l’altra può essere vera e viceversa. Anche una terza affermazione differente dalle altre può essere vera. Dobbiamo qui parlare di dialettica aperta, dal momento che nessuna sintesi può sopprimere necessariamente la contraddizione. La Machloketh (discussione talmudica) è un modo di pensare il rifiuto della sintesi. E’ scritto nel Talmud: “Le parole degli uni e le parole degli altri sono parole del D-o vivente”, che propriamente significa: “Se vi sono parole degli uni e parole degli altri, allora si tratta di parole del D-o vivente e dunque di parole viventi”. Lo studio e il pensiero non sono possibili che a partire da un dialogo. Il dialogo non è un semplice scambio di idee, ma domande e risposte. La domanda e la risposta non si sviluppano nella stessa sfera del pensiero. Il Talmud ci insegna che non c’è nulla di male nei paradossi. Non è dato all’uomo di risolvere le contraddizioni, ma di assumerle vivendole e di trascenderle.

Paolo Sciunnach, insegnante

(20 marzo 2013)