Time out – Ascoltare e comprendere

Dovremmo forse provare a fermarci e riflettere se davvero questo scontro possa portare a qualcosa di buono. Sembra che una certa conflittualità che traspare dai mezzi d’informazione ebraici assomigli, più che alla rappresentanza di un mondo plurale, ad una resa di conti che di positivo non ha nulla. Scopo della dialettica, come ha spiegato bene ieri Paolo Sciunnach, non è la demolizione dell’interlocutore, né, tantomeno, la risoluzione delle contraddizioni. Il dialogo è proficuo solo quando vi è la volontà di ascoltare e di comprendere posizioni differenti dalle nostre. Per questo non credo che possano arricchire l’ebraismo italiano quelle posizioni volte più a delegittimare che ad aumentare il livello qualitativo delle discussioni. Forse per questo che ho trovato indecente il commento di chi, per giudicare le affermazioni del nuovo portavoce della Comunità di Roma, invece di esprimere legittime critiche alle sue dichiarazioni, ha lasciato intendere, che la ragione delle sue parole fosse la ricerca di un protettore politico, facendo così insinuazioni poco gradevoli su una persona le cui qualità morali non possono essere messe in discussione. Così, come ritengo altrettanto gravi le affermazioni di chi afferma che i rabbini rifiutino la figura di un Dayan in quanto questo costituirebbe una supervisione sul loro operato, quando per esempio, a Roma e a Milano una figura di questo genere c’è ed è lo stesso che lavora proficuamente in entrambe le comunità. Insomma, è davvero questo il modello di dialogo interno al mondo ebraico che vogliamo proporre o siamo in grado di immaginarne uno diverso? Voglio credere di sì, anche perché in realtà per confrontarci non è che ci serva poi molto. Solo un po’ di buona volontà e di rispetto reciproco.

Daniel Funaro