Pesach…
Il Seder di Pesach è una vera e propria lezione per i propri figli. La festa di Pesach ci ricorda il grande evento agli albori della nostra storia: la liberazione del nostro popolo dal giogo egizio, perché gli ebrei potessero ricevere la Torà da uomini liberi. La memoria e l’immaginazione ci fanno partecipare agli avvenimenti del passato e attraverso questa partecipazione si ridestano e rivivono in noi le emozioni e i sentimenti provati da chi ne fu coinvolto. L’essere umano, infatti, è limitato dal tempo e dallo spazio solo fisicamente; la mente non conosce queste barriere. E quando nell’uomo lo spirito predomina sulla materia, egli ha il potere di partecipare alle vicende del passato, sente più intensamente il loro messaggio e ne trae ispirazione. I nostri Maestri commentano il versetto: E questi giorni siano ricordati e celebrati (Meghillà di Ester 9, 28) nel senso che con il ricordo entrano in azione, tramite l’evocazione (Ramà in Tiqqùn Shovevìm, ciatao nel Lev Davìd, 29), gli stessi influssi divini che produssero allora quegli eventi miracolosi. Ogni anno quando, in occasione di questa festività si ricordano quegli avvenimenti, si crea un’altra volta intorno a noi la medesima atmosfera straordinaria, satura di emozione, in cui essi si svolsero all’origine, ed è come se i fatti stessero accadendo proprio in quel momento. È questa una delle ragioni per cui gli ebrei di ogni generazione devono ricordare la liberazione dall’Egitto in quello stesso giorno (Haggadà). Ciascun giorno l’ebreo deve portare a termine e cercare di vivere spiritualmente un esodo e una liberazione dall’Egitto che è dentro di lui: dalle lusinghe del mondo materiale, dagli ostacoli e dalle limitazioni che il suo corpo e le sue passioni impongono al suo spirito. Vediamo quindi che lo storico evento della Liberazione dall’Egitto si ripropone nel campo spirituale, con l’affrancarsi dell’anima divina dalla sua prigione corporea. È questa l’esperienza spirituale che dobbiamo compiere ogni giorno della nostra vita, poiché l’asservimento dell’uomo ai suoi desideri e alle sue passioni rappresenta il più penoso, il più pesante giogo. Quando l’ebreo raggiunge questa libertà interiore, che può essere conquistata solo con una vita fedele alla Torà e ai suoi precetti, egli è in pace con se stesso e il suo animo è pervaso da un sentimento di serena armonia e di appagamento, che prelude alla libertà e alla pace che si diffonderanno nel mondo con la venuta del Messia, presto nei nostri giorni.
Paolo Sciunnach, insegnante
(29 marzo 2013)