Calcio – Lotito “Di Canio non rispettava i valori in cui credo”
“Ho trovato che il suo atteggiamento non rispecchiasse i valori in cui credo e che sto cercando di proiettare in tutto l’ambiente calcistico. Così, pur consapevole di inimicarmi una parte della curva, ho preferito non dilatare ulteriormente la sua avventura alla Lazio”. A descrivere in questo modo Paolo Di Canio, era, negli scorsi mesi, il presidente della Lazio Claudio Lotito in un’intervista a Pagine Ebraiche. Per raccontare come lo sport e il talento non possono prescindere dai valori fuori dal campo, anche a costo di scelte dolorose, se si vuole arrivare a un cartellino rosso definitivo nei confronti di certi atteggiamenti. “Nella mia squadra non c’è e mai potrà esserci spazio per chi non conduca esperienze di vita esemplari” sottolineava ancora Lotito (nel ritratto di Adriano Dell’Aquila). Un po’ quello che deve aver pensato il deputato inglese David Miliband, già ministro del governo di Tony Blair, e figlio di immigrati ebrei polacchi fuggiti in Gran Bretagna nel 1940, dopo la scelta di nominare Di Canio allenatore del Sunderland, squadra che naviga in bassa classifica di Premier League, di cui Miliband era fino a quel vicepresidente. Una squadra dalla solida tradizione operaia, una “Livorno d’Inghilterra” come l’hanno definita i tanti giornali italiani, sportivi e non, che si sono interessati alla vicenda. A scatenare le polemiche sono state le mai nascoste simpatie fasciste dell’ex calciatore non solo della formazione biancoceleste, ma anche di Juventus, Milan, Celtic e West Ham, che in un tristemente famoso derby Lazio-Roma festeggiò un gol rivolgendo ai suoi tifosi il saluto romano, che di Mussolini scrisse che era un uomo di grandi principi, pur macchiati da qualche errore, e che sul braccio ha un tatuaggio con la scritta “dux”. La forte presa di posizione di Miliband, che aveva già conquistato le prime pagine dei giornali negli scorsi giorni per la sua scelta di lasciare la politica e dedicarsi all’impegno sociale in Africa, allo scopo di non intralciare la corsa a Downing Street del fratello Ed, attualmente alla guida del partito laburista, ha sollevato ulteriori interrogativi.
Mentre il dibattito infuria, Di Canio da parte sua ha dichiarato alla conferenza stampa di presentazione di non volersi occupare di politica, ma solo di condurre la sua nuova squadra alla salvezza.
(3 aprile 2013)