umiltà…
La parola Kadosh che richiama la santità, o meglio, la distinzione che si acquisisce per mezzo dell’osservanza della Torà, ha lo stesso valore numerico del termine Shafel che indica umiltà. Se ci si comporta seguendo vie di santità e purità, spiega rav Chydà, e non si ha la qualità dell’umiltà, intesa soprattuto come consapevolezza della propria precarietà, non si è fatto nulla. Solo essendo umili, dentro e fuori, si raggiunge la Kedushà. I valori che contraddistinguono la nostra identità, se mantenuti fermamente, ci permetteranno sempre di dimostrare di essere insostituibili…
Adolfo Locci, rabbino capo di Padova
(8 aprile 2013)