Qui Venezia – Il ritorno del Machatzor
Risale al 1772, ad opera della stamparia Bragadina, ma non dimostra la sua età. Un prezioso Machatzor, donato da Anna Forti Saxon e dalla sorella Fiorella Forti Ljunggren, è tornato da New York, passando per Roma, alla sua città natale – Venezia – per essere esposto al Museo ebraico. “Due volumi, di cui uno con copertina in argento intarsiato originale del ‘700 – ha spiegato Umberto Fortis – che riprendono il rito italiano con le preghiere per i giorni feriali, il sabato e le feste principali”. Fortis si è poi soffermato sulle caratteristiche del rito italiano e sulle variazioni che ha subito nel tempo a causa di influssi di origine principalmente sefardita.
Una donazione intitolata da Anna alla sorella Fiorella, mancata a fine luglio scorso, che non ha potuto accompagnare il tesoro di famiglia nel suo ultimo viaggio: “Questi due volumi – ha raccontato – appartenevano da tempo alla mia famiglia e sono stati tramandati a me e a mia sorella. Durante una visita di qualche anno fa al Ghetto di Venezia e al Museo ebraico abbiamo pensato fosse un giusto che tornasse al suo luogo originario”.
Dello stesso avviso anche il presidente della Comunità ebraica lagunare, Riccardo Calimani, presente alla cerimonia, che ha sottolineato l’importanza del ritorno di uno dei tanti libri realizzati nelle prestigiose stamperie veneziane, ormai disseminati in tutto il mondo.
Alvise Bragadin fu il primo della famiglia ad impiantare a Venezia, dopo che un altro nobile, Marcantonio Giustinian, lo aveva preceduto in una simile iniziativa, una tipografia ebraica. Contribuì così a incrementare il commercio di libri ebraici, che venivano esportati non solo in tutt’Italia ma anche nelle comunità ebraiche d’Europa e del vicino Oriente. La ditta da lui fondata fu proseguita dal figlio Giovanni, dai figli di questo e dai loro discendenti fino agli inizi del ‘800.
(11 aprile 2013)