Qui Roma – Nathan, il sindaco riformatore

A un secolo dalla conclusione del suo mandato come sindaco di Roma la memoria di Ernesto Nathan è ancora oggi straordinariamente viva e stimolante. Una prova questa mattina all’Auditorium al Parco della Musica con le molte centinaia di persone che hanno preso parte alla lezione su “Ernesto Nathan, un sindaco non solo inglese ma anche ebreo” proposta da Anna Foa, docente di Storia moderna all’Università di Roma e nostra collaboratrice. Inquadrata nel ciclo di incontri a sfondo storico organizzati dall’Auditorium, la lezione ha toccato vari aspetti della biografia e dell’azione politica di Nathan, il cui settenato al Campidoglio resta impresso attraverso le generazioni come modello di buona politica, impegno, concretezza. Centrale nella sua opera, come ricordato dalla professoressa Foa, l’impegno in favore dell’istruzione e della crescita culturale dei cittadini delle fasce sociali più deboli. Monumenti di carta piuttosto che monumenti di marmo, la ricetta per tramandare l’immenso patrimonio di valori e ideali dell’epoca mazziniana di cui, una volta scomparsa la madre, fu diretto custode. Primo sindaco non cattolico della Capitale, ebreo laico e anticlericale, Nathan – violentemente osteggiato dalla stampa e dall’opinione pubblica conservatrice che lo disprezzava in quanto “ebreo, massone e straniero” – fu figura di grande anticonvenzionalità per l’epoca. A fondersi in lui infatti sentimenti di patriottismo e cosmopolitismo intrecciati per dare alla nuova Roma, la “terza” Roma che sognava dopo quella antica e quella dei papi, il volto di una città moderna e proiettata verso il futuro. Il tentativo più significativo, usando un’espressione della Foa, “di trasformare i romani da sudditi a cittadini”.

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(14 aprile 2013)