Ticketless – Spartaco a Lubiana
Si festeggia la settimana prossima, con una festa al Pitigliani di Roma, Carlo Spartaco Capogreco, che per molti lettori di questo portale è come dire Ferramonti. Carlo Spartaco Ferramonti, ripetevano i miei figli quando erano piccoli. Il suo nome e la storia del più grande campo di internamento fascista sono legati a doppio nodo. Autore di un fondamentale studio (che Giuntina farebbe bene a ristampare), Capogreco ha firmato anche altri coraggiosi lavori (segnalo, fra gli altri, il libro sul Partigiano Facio, Donzelli 2003). Nessuno è profeta in patria e, come Fölkel a Trieste, la storia di Spartaco in Calabria avvalora l’amara verità che Joyce enunciava ogni volta che ritornava nella sua Dublino. La cosa più facile che ti accade quando ritorni nella città dove sei nato è che qualcuno ti pugnali alla schiena. Non è stata facile la vita di Spartaco e il suo lavoro sulla memoria è stato spesso ostacolato. Mi dispiace non poter essere al Pitigliani a festeggiarlo, ma voglio inviargli questo Ticketless di augurio per i suoi futuri lavori. Ci siamo conosciuti più di trent’anni fa, a unirci è stato il fatto puramente anagrafico di suo padre, maestro elementare a Elva, nelle montagne del Piemonte dove sono nato e dove Spartaco è stato concepito. Dunque come cuneese trapiantato in Calabria, rientra nel discorso che andiamo facendo sulla mobilità interna. I triestini a Milano, i piemontesi a Roma e, oggi, un mezzo cuneese in Calabria. Spartaco è più conosciuto a Lubiana, che in Italia. I suoi lavori sul campo di Arbe e sull’occupazione italiana nei paesi balcanici circolano all’estero molto più che nel nostro paese, che si conferma essere un paradiso con molti serpenti. La foto che riproduco qui accanto, al solo scopo di condividere con voi l’inconfondibile sguardo buono di questo mio vecchio amico, la traggo dalle pagine culturali di sabato scorso del “Dnevnik” di Lubiana.
Alberto Cavaglion
(17 aprile 2013)