Fiducia nei giornalisti
A volte tra la politica italiana e quella israeliana si notano somiglianze curiose, in parte reali, in parte apparenti, in parte simboliche; ne vorrei segnalare una, anche se non saprei dire a quale delle tre categorie appartenga. In Israele un giornalista televisivo fonda un partito ex novo e ottiene un successo elettorale straordinario; in Italia una giornalista televisiva risulta la persona più votata come auspicabile Presidente della Repubblica in una consultazione on line pur promossa da un movimento che ha sempre dimostrato una certa ostilità nei confronti di giornalisti e televisione. Paradossalmente, proprio in un’epoca in cui il giornalismo è messo in crisi da internet, dai social network e dallo sviluppo tecnologico che sembra permettere a chiunque di improvvisarsi reporter, l’opinione pubblica pare riconoscere in alcune figure di giornalisti un’autorevolezza che invece riconosce sempre meno alle leadership politiche tradizionali. Che ciò accada, pur con modalità diverse, in due contesti politici per altri versi molto lontani tra loro è una curiosa coincidenza che induce a riflettere chiunque si occupi di informazione, anche nel piccolo ambito dell’ebraismo italiano: a volte ciò che si dice o si scrive viene ascoltato o letto con più attenzione di quanto si immagini.
Anna Segre, insegnante
(19 aprile 2013)